Cybercrimine, gli uomini più ingenui delle donne

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    Burattinaia

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    Cybercrimine, gli uomini più ingenui delle donne
    Una ricerca globale di Symantec sul comportamento online degli adulti

    Gli uomini sono più ingenui delle donne e i cyber criminali non sono più quelli di un tempo. Questi un paio di aspetti di una maxi-ricerca curata da Symantec.


    NON CI SONO PIU’ GLI HACKER DI UNA VOLTA – Una delle prime considerazioni che emergono dallo studio riguarda il cambiamento radicale del cyber crimine. Non esistono più gli hacker isolati che lanciano attacchi informatici contro singoli computer lavorando su un Pc domestico. Oggi ci sono delle vere e proprie organizzazioni che perpetrano crimini su scala globale. L’hackeraggio non è più una passione, una curiosità o una sfida, ma semplicemente un fenomeno che nasce dalla ricerca del profitto, al soldo della criminalità organizzata. Questo fa sì che il cybercrimine stia crescendo in modo galoppante e il 65 per cento degli intervistati dichiara di esserne stato vittima, con una percentuale che sale all’83 per cento in Cina e che si limita al 36 per cento in Giappone (i due Paesi agli estremi della classifica). In conclusione meno di un adulto su dieci si sente sicuro in rete e il 34 per cento ammette di non sentirsi protetto.

    MASCHI E FEMMINE – L’altro dato che emerge dalla ricerca di Symantec riguarda le differenze di genere: i comportamenti rispetto al tema sicurezza differiscono tra i due sessi, ma non sempre nella direzione che si è portati a pensare. Per esempio gli uomini si rivelano più disinvolti e ingenui del gentil sesso, decisamente più prudente e cauto. Lo dimostra il fatto che il 62 per cento dei maschi non lascia online i dati della propria carta di credito, mentre la percentuale dei diffidenti sale al 65 per cento tra le donne. Inoltre le signore sono molto più disponibili dei signori a cambiare le proprie abitudini, specie dopo una brutta esperienza: il 54 per cento delle donne ha infatti modificato il proprio comportamento sul web contro un esiguo 29 per cento degli uomini. Ma se il gentil sesso è molto più cauto e diffidente in generale, quando si parla di shopping tende a perdere il raziocinio e capita spesso che le donne lascino con estrema disinvoltura i propri dati bancari, travolte da una sorta di urgenza dell’acquisto. Viene invece rovesciato il luogo comune che vorrebbe le femmine più inclini al pettegolezzo: sono gli uomini i veri appassionati di gossip, oltre a essere decisamente meno riservati delle donne. Mentre il 29 per cento dei maschi pubblica infatti in rete foto imbarazzanti degli amici, il 51 per cento delle donne chiede addirittura il permesso prima di taggare sui social network.

    I COSTI DEL CYBERCRIMINE – Il prezzo dei crimini informatici viene percepito dai più soprattutto in termini di tempo e in numero di giorni necessari a risolvere il problema. La media globale è di 28 giorni, ma gli italiani impiegano una media di 36 giorni per rimediare a un problema di cyber crimine, mentre gli svedesi, velocissimi, ne impiegano 9. La palma di nazione più lenta va invece alla Germania, che necessita di circa 58 giorni per eliminare la minaccia informatica. Decisamente scarsa la fiducia che la gente ripone nella giustizia a questo proposito: il 79 per cento infatti ritiene che le possibilità di identificare e punire i criminali siano molto poche, se non inesistenti. Molti sono i modi per tutelarsi dai cyber attacchi. C’è chi si limita a eliminare le mail con allegati sospetti, chi aggiorna spesso i software di sicurezza, chi evita di lasciare dati personali e chi ancora evita di scaricare applicazioni software da siti sconosciuti. I più negligenti sono i giapponesi, ma forse la loro scarsa prudenza dipende anche dal fatto di essere il Paese meno colpito.

    SI FA PRESTO A DIRE LEGALITA’ – Lo studio suscita inoltre riflessioni interessanti riguardo alla percezione comune della legalità. Non stupisce infatti che in rete non tutti i comportamenti proibiti siano realmente percepiti come illegali, concetto che a sua volta non sempre coincide con il concetto di immoralità. Per esempio scaricare un singolo musicale gratis è considerato illegale, ma non immorale dal 37 per cento degli intervistati, mentre nell’87 per cento dei casi utilizzare o vendere online informazioni personali di altri o compromettere l’account di altri utenti viene ritenuto sia illegale che immorale.

    IL BUON CITTADINO VIRTUALE – In tema di sicurezza, rispetto, spamming e altre questioni emerge dal sondaggio che la netiquette è piuttosto conosciuta e solo il 2 per cento dichiara di non prestare attenzione gli altri utenti e a non creare loro danni. Symantec infine diffonde una sorta di decalogo per proteggersi dagli attacchi informatici che prevede soluzioni per la sicurezza che combinino antivirus e firewall, patch per la sicurezza aggiornate e modifica frequente delle password (che dovrebbero contenere sia lettere che numeri). Giova inoltre diffidare dei programmi che evidenziano inserzioni pubblicitarie all’interno dell’interfaccia utente ed essere consapevoli dei rischi che possono automaticamente crearsi con l’installazione di programmi per file sharing gratuiti e versioni di programmi freeware o shareware.

    LA RICERCA - Battezzata NCHIR, che sta per Norton Cybercrime Human Impact Report, e l’obiettivo è capire le ultime tendenze associate all’uso di Internet, le differenze più rilevanti nell’approccio alla rete dei diversi Paesi, i rischi online che minacciano gli utenti e i comportamenti più diffusi adottati per difendersi dai potenziali attacchi informatici. L’osservatorio riguarda 14 Paesi: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Spagna, Svezia, Regno Unito e USA su un totale di 7066 adulti e, inutile specificarlo, le differenze di genere e di provenienza geografica sono piuttosto lampanti.
     
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