La macchina del fango contro Filippo Facci

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  1. TullioConforti
     
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    Basta fare una ricerca su youtube col nome filippo facci, per vedere che praticamente tutti i video postati sono pieni di insulti e diffamazioni.

    Quale e' la colpa di questo intelligente giornalista?

    Quella di andare contro corrente, di dire le cose come stanno e di avere coraggio di esprimere liberamente il suo pensiero.

    Il coraggio di uscire dalla linea che il grande fratello della propaganda di sinistra ha stabilito debba essere l'interpretazione della realta'.

    Se alzi la testa tela stacco se ti sottometti ti schiaccio.

    E' fortunato Filippo a non vivere in un regime di quelli comunisti compiuti, altrimenti sarebbe gia dimenticato in qualche gulag siberiano se non gia morto.
     
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  2. francesc00
     
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    Sentir parlare te di macchina del fango è veramente divertente. E' incredibile la velocità con cui vi appropriate delle parole usate dagli altri per definire i vostri comportamenti, per confondere le acque.

    La cosa divertente è che scimmiottate le parole senza comprenderne il significato, quindi il trucco si vede subito. Dovete rifletterci sulle cose , non c'è altra strada..

    Quella non è macchina del fango, sono commenti di utenti (persone comuni, non organi di stampa) che evidentemente non lo sopportano.
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 24/6/2011, 14:58) 
    Basta fare una ricerca su youtube col nome filippo facci, per vedere che praticamente tutti i video postati sono pieni di insulti e diffamazioni.

    Quale e' la colpa di questo intelligente giornalista?

    Quella di andare contro corrente, di dire le cose come stanno e di avere coraggio di esprimere liberamente il suo pensiero.

    Il coraggio di uscire dalla linea che il grande fratello della propaganda di sinistra ha stabilito debba essere l'interpretazione della realta'.

    Se alzi la testa tela stacco se ti sottometti ti schiaccio.

    sarebbe meglio dire che dice quello che pensa.. perchè "le cose come stanno" è impossibile raccontarle, quello che si racconta è sempre filtrato, anche inconsapevolmente, dalle proprie idee

    "le cose come stanno" non esistono, soprattutto quando si racconta la politica :wuik:

    CITAZIONE
    E' fortunato Filippo a non vivere in un regime di quelli comunisti compiuti, altrimenti sarebbe gia dimenticato in qualche gulag siberiano se non gia morto.

    e già, invece vive nel regime berlusconiano, dove gli epurati, fino ad ora, sono stati solo giornalisti di sinistra... vedi un po tu :rolleyes:


     
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  4. TullioConforti
     
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    vorrei essere epurato io con la meta dei soldi con cui e' stato epurato Santoro, avrei risolto la vita
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 24/6/2011, 23:38) 
    vorrei essere epurato io con la meta dei soldi con cui e' stato epurato Santoro, avrei risolto la vita

    beh, che gli frega?
    mica l'hanno epurato con i soldi loro, l'importante è fare in modo che la loro voce si senta il meno possibile, poi visto che non possono usare i mezzi del suo amico Putin che i giornalsti scomodi lì fa ammazzare, usano i nostri soldi per farli tacere

    girala come voi, sta di fatto che le epurazioni le subiscono i giornalisti di sinistra, non certi i filippo facci, i minzolini, i ferrara

    altro che macchina del fango
     
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  6. francesc00
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 24/6/2011, 23:38) 
    vorrei essere epurato io con la meta dei soldi con cui e' stato epurato Santoro, avrei risolto la vita

    Dovresti anche procurare i guadagni che procurava Santoro. Questo non lo considerate mai, ci credo che non vi tornano i conti..

    Sgarbi dopo averci provato mi sembra che lo abbia capito, solo che non possiamo buttare un milione di euro per far provare ciascuno di voi cialtroni e farvi capire come stanno le cose.

    Edited by francesc00 - 25/6/2011, 19:59
     
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  7. TullioConforti
     
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    QUOTE (CiaoSilvia @ 24/6/2011, 23:48) 
    QUOTE (TullioConforti @ 24/6/2011, 23:38) 
    vorrei essere epurato io con la meta dei soldi con cui e' stato epurato Santoro, avrei risolto la vita

    beh, che gli frega?
    mica l'hanno epurato con i soldi loro, l'importante è fare in modo che la loro voce si senta il meno possibile, poi visto che non possono usare i mezzi del suo amico Putin che i giornalsti scomodi lì fa ammazzare, usano i nostri soldi per farli tacere

    girala come voi, sta di fatto che le epurazioni le subiscono i giornalisti di sinistra, non certi i filippo facci, i minzolini, i ferrara

    altro che macchina del fango

    La propaganda Murdoch-DeBenedettiana della lobby del tagliopiso sono praticamente tutti i giornali nonche' quelli stranieri anglo-sionisti, piu la magistratura asservita, e' una macchina potentissima, forse cio a cui si riferiva Occhetto quando menziono' la gioiosa (per alcuni terrificante per altri che amano la liberta') macchina da guerra.

    Del resto Santoro non ha mica dovuto cambiare mestiere come Antonio Selvatici brillante giornalista indipendente che ha osato scrivere un libro su Prodi dal titolo "Prodeide" biografia non autorizzata.

    Egli ha dovuto abbandonare il giornalismo e si e' ridotto a fare il manovale dimenticato da tutti, altro che il milionario radical schic Santoro con la villa condonata a picco sul mare sulla costiera amalfitana. Selvatici e' un martire, Santoro un venduto.

    Forse qualcuno vorrebbe far fare a Facci la stessa fine di Selvatici.

    www.comedonchisciotte.org/site/modu...ewtopic&t=32542


    PRODEIDE: L'incredibile storia del professor Prodi,
    dalla A alla Z
    Oltre alla recente inchiesta de Il Giornale e del Domenicale, disponibile su Il Mascellaro, molto interessante soprattutto per i giudizi espressi dalla stampa internazionale per la presidenza UE... Esiste una sola biografia non autorizzata di Prodi. Il libro è sparito dalla circolazione e le vicende capitate al suo autore sono di per sé la pagina più interessante della biografia. Si tratta di Prodeide, edizioni Il Fenicottero, di Antonio Selvatici, giornalista di rango, poi divenuto manovale, andato all'estero, venditore di appartamenti.

    La migliore ricostruzione di quest'opera introvabile (Selvatici ha quasi querelato Belpietro, per una pubblicazione non autorizzata dall'autore, cosa smentita dal direttore de Il Giornale) è nel forum del sito Fini presidente,a firma di Gian Paolo Pelizzaro, giornalista di Area e consulente per la Commissione stragi. Pelizaro lavora di suo, ma trova molti dati nel testo di Selvatici, quindi è doveroso citarli entrambi.

    Antonio Selvatici, nato a Bologna 39 anni fa, si è laureato proprio con Romano Prodi in economia e politica industriale all’Università di Bologna. Ha poi intrapreso la carriera giornalistica, collaborando con vari giornali e riviste. Lo conosco da tanti anni. Cronista di razza, gran lavoratore, scrupoloso e attento, con il fiuto finissimo di un segugio e la presa di un dobermann, Selvatici era uno dei più brillanti e promettenti giornalisti d’inchiesta italiani della nuova generazione. Celebri i suoi articoli specie per Il Giornale. A Bologna era temuto come la peste. Il suo stile: chiaro e semplice. Il suo motto: mai fermarsi davanti alle apparenze. Il suo metodo: scavare fino in fondo per scoprire la verità nascosta dietro i fatti. Tanto per dirne una, lo aveva preso sotto la propria ala protettiva il compianto Valerio Riva, un “maestro” del giornalismo investigativo, autore fra l’altro di monumentali libri come, ad esempio, Oro da Mosca. Riva guardava a Selvatici come al suo discepolo prediletto. Ebbene, l’ha pagata cara. La sua caduta in disgrazia è coincisa proprio con l’uscita di Prodeide. Per anni ha combattuto (uscendone vincente) la sua battaglia di verità nelle aule giudiziarie, abbandonato da tutti, schiacciato sotto il peso di troppe denunce. Più o meno, quello che accadde al sottoscritto. Ma sull’autore della biografica di Prodi si abbatté un vero e proprio uragano. La sua “voce” andava spenta. Il suo giornalismo d’inchiesta, serio e implacabile, dava troppo fastidio. E così venne decretata la sua uscita di scena. Tanto che oggi Antonio Selvatici non fa più il giornalista. Sono anni che non scrive più un articolo. Ha cambiato lavoro. E nei primi tempi, per sbarcare il lunario con una famiglia sulle spalle, ha lavorato in cantiere come manovale. Pertanto, un ringraziamento particolare va proprio all’amico-collega Antonio per aver dato la possibilità ad Area di poter utilizzare brani del suo libro.

    Si entra in medias res:

    La carriera accademica e politica del Professore è stata scandita da numerosi incontri pubblici, quindi non meraviglia se il futuro presidente della Commissione europea lo troviamo come ospite al convegno “Democrazia cristiana e costituente nella società del dopoguerra” che si svolse a Milano nel gennaio 1979. L’inizio dell’intervento non fu uno dei più brillanti, anzi. Romano Prodi un po’ imbarazzato di fronte alla platea di democristiani attaccò con: “Chiedo scusa, se dopo una relazione molto vigorosa, molto compatta, [quella dell’oratore che lo aveva preceduto, nda] seguirà una relazione fatta più di appunti che non di un testo rigoroso ed esauriente come dovrebbe essere per un convegno scientifico. Chiedo scusa, e spero che mi comprenderete perché, purtroppo, ho avuto molte cose da fare”. Il seguito non è stato meglio dell’introduzione.

    Voleva il Ponte sullo stretto:

    Alla corte di De Mita nel 1983, il Professore venne nominato (per volere di Ciriaco De Mita) presidente dell’Iri, la più grande holding pubblica del mondo. In questa veste, il 14 settembre del 1983, si recò a Bari per partecipare ai festeggiamenti del trentennio di attività dell’Isvimer (era un istituto finanziario pubblico). Ecco che: “Ci troviamo di fronte ad un’economia mondiale che è estremamente diversa dal previsto, molto più frustrante…”. Poi i partecipanti vennero investiti da frasi che suonavano come una promessa: al Sud “Mancano anche infrastrutture tradizionali. Stiamo analizzando a fondo il problema del collegamento stabile (il ponte? nda) sullo stretto di Messina, perché è uno dei grandi temi che un Paese come l’Italia deve assolutamente svolgere…”..

    Il Welfare:

    Romano Prodi non poteva non essere uno degli ospiti del convegno “Denaro e coscienza” che si tenne a Bologna nel 1987: non a caso era l’anno del Congresso eucaristico diocesano. Al convegno partecipò anche il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, e il suo collega di Milano, Carlo Maria Martini. In quella occasione, il presidente dell’Iri in carica aveva curato le valutazioni conclusive della tavola rotonda. Eccone alcune: “Continuo a ripeterlo, da quando è venuta questa grande moda liberistica, nelle occasioni in cui posso incontrare i giovani e nelle poche lezioni che in questo periodo faccio agli studenti, e dico: state attenti perché il Welfare State (il sistema di stato assistenzialista, nda) sarà ricordato nei libri di storia come la più grande conquista del ventesimo secolo. Credo che esso sia stato uno dei momenti più forti di penetrazione di idee di solidarietà, di idee profondamente cristiane dell’economia”.

    Risana l'IRI senza denunciare 2000 miliardi di debiti:

    Bisogna evidenziare che Ciriaco De Mita e il professore sono amici di vecchia data. Enrico De Mita (il fratello minore di Ciriaco) all’Università Cattolica era compagno di studi e di stanza di Romano Prodi (all’Augustinianum nella camera da quattro oltre a Romano Prodi ed Enrico De Mita, convivevano Ugo Tori e Tiziano Treu, il futuro ministro del Tesoro). Ma il vero collante della fraterna amicizia tra Romano Prodi e Ciriaco De Mita è stato l’avere frequentato l’associazione degli ex allievi dell’Augustinianum (il cui slogan ancor oggi è “Semel Agosti, Sempre Agosti”). Si trattava di un’amicizia così profonda che sarebbe sfociata nella nomina di Romano Prodi a presidente della holding industriale pubblica più grande al mondo. Mamma Iri dunque, è stato per merito di Ciriaco De Mita, il politico democristiano della Banca dell’Irpinia e della ricostruzione post-terremoto dell’Irpinia, se Romano Prodi è stato nominato presidente dell’Iri dove ha soggiornato per sette anni, dal 1982 al 1989 (la storia dell’intercessione di Giovanni Spadolini come si legge con interpretazione “buonista” sull’Espresso del 17 febbraio 1995 è comunque non determinante). Non è per caso che i sette anni di reggenza demitiana della Democrazia cristiana coincidono con i sette anni di Romano Prodi presidente dell’Iri. Lo stesso Professore in un’intervista avrebbe ammesso: “So benissimo che senza l’indicazione del partito di maggioranza, non sarei andato all’Iri”. Vale a dire che, senza l’appoggio dell’amico e compagno di corrente Ciriaco De Mita, Romano Prodi la presidenza dell’Iri se la sarebbe sognata. Il “santino laico” è stato così descritto dal giornalista Piero Ostellino: “Romano Prodi è una degnissima persona. Ma non è il candido professore di provincia, tutto casa, chiesa e bicicletta, sostanzialmente estraneo al mondo della politica, che la sua macchina elettorale ci ha proposto. Egli è uomo di potere autentico, nell’Italia dei De Mita, dei Craxi, degli Andreotti non si diventava presidente dell’Iri e non si restava dieci anni se non si era un abile tessitore di alleanze, un sottile interprete degli equilibri politici ed economici del Paese”. Giorgio La Malfa in un’intervista pubblicata il 7 ottobre del 1993 così descriveva l’avventura di Romano Prodi timoniere dell’Iri: “I miei amici dell’Economist hanno presentato Prodi come il risanatore. Ma si sono sbagliati e glielo dimostro con le cifre. Tra il 1982 e il 1988, il presidente era Prodi, l’Iri ebbe fondi di dotazione e mutui con l’obbligo del rimborso da parte dello Stato per 17.724 miliardi, più di una volta e mezzo rispetto al complessivo dei fondi che l’Istituto ebbe dalla sua formazione, nel 1933, fino al 1988. Il bilancio di quell’anno mostrò un utile di 1.263 miliardi, ma senza considerare la siderurgia. In realtà, nel 1988 la perdita fu di 2.416 miliardi”. Giorgio La Malfa concludeva il suo articolo con un inciso: “Al professor Prodi non riconosco nessun titolo di privatizzazione di aziende e, tantomeno, di risanatore dell’Iri. Quel che gli riconosco è invece un preciso ruolo politico. Non è un tecnico, ma un fior di democristiano”.

    Nel 1989 vende la Cassa di Risparmio di Roma a prezzo stracciato e ne ricava un'interrogazione parlamentare di Bassanini e Visco:

    Romano Prodi nel 1989 aveva voluto vendere “la Cassa di Risparmio di Roma di Cesare Geronzi e Pellegrino Capaldo, amici di Andreotti, senza neppure una perizia sul valore, a un prezzo stracciato. (In realtà mi risulta che solamente Cesare Geronzi era andreottiano, Pellegrino Capaldo, nato a Atripalda, un paesino dell’avellinese, era un fedele di Ciriaco De Mita, nda) Era caduto Ciriaco De Mita, il Caf (il trio Craxi, Andreotti, Forlani, nda) stava trionfando e il mandato di Prodi all’Iri era in scadenza. Credo che lui volesse acquistare meriti andreottiani per guadagnarsi la conferma all’Iri. Non gli riuscì. Però ricordo un’interrogazione parlamentare su quella scandalosa vendita, firmata fra gli altri da Franco Bassanini e Vincenzo Visco, oggi folgorati dall’apparizione del professor Prodi leader della sinistra. Che strani scherzi fa la politica”.

    Rapporti con Ferruzzi e Raul Gardini:

    Il Professore vantava [inoltre] una vecchia amicizia con la potente famiglia ravennate Ferruzzi. Inizialmente con il capostipite Serafino Ferruzzi, poi con Raul Gardini e con la moglie Ida (detta Idina). Un’amicizia anche interessata, visto che ben presto Raul Gardini diventò un buon cliente di Nomisma e in seguito entrò a fare parte del consiglio di amministrazione del centro studi bolognese. Inoltre, non è forse vero che la chiusura della rivista Materie Prime di Nomisma venne evitata solamente perché acquistata da Gardini? Nel 1987, Raul Gardini pronunciò la famosa frase “la chimica italiana sono io”. Effettivamente, Raul Gardini scalò il colosso chimico Montedison, poi concordò “proprio con Ciriaco De Mita, uno sgravio fiscale da mille miliardi per favorire la nascita di Enimont: entrando così nel girone infernale della chimica di Stato, da cui quasi nessuno dei protagonisti è uscito indenne”. Non è forse vero che fu Romano Prodi il trait d’union tra Raul Gardini e Ciriaco De Mita?

    N come Nomisma:

    Terminato il primo round all’Iri, probabilmente per cambiare un po’ aria, Romano Prodi si recò negli Stati Uniti dove tenne alcune conferenze. Per Romano Prodi e per Nomisma il 1992 incominciò bene. Ad inizio gennaio, il commissario straordinario delle Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci nominò alcuni consulenti: Susanna Agnelli avrebbe presieduto l’Authority sulla gestione delle problematiche relative ai rapporti tra le Ferrovie e la città, della quale avrebbero fatto parte anche l’architetto genovese Renzo Piano, il sociologo Giuseppe De Rita e l’economista Carlo Maria Guerci. L’ex presidente dell’Iri con l’assistenza di Nomisma si sarebbe occupato dell’altro comitato sull’alta velocità, di cui sarebbe diventato garante. Una pioggia di miliardi si riversò sul centro studi di Strada Maggiore. A Bologna, volgendo le spalle alle Due Torri e camminando lungo Strada Maggiore per altri duecento metri, sulla sinistra si erge un importante palazzo. Si entra da un vecchio portone e, dopo aver attraversato un cortile interno, si incontra l’elegante targa di ottone sui cui si trova inciso “Nomisma Incontri”, la N svolazzante ha un’aria molto nobile. L’ampia ed elegante sala incontri vanta preziosi affreschi. Ai piani superiori si trovano alcuni uffici di Nomisma, dove Gualtiero Tamburini (cugino del famoso salumiere bolognese) gestisce il settore ricerche immobiliari. Tornando su Strada Maggiore, pochi metri più avanti, sullo stesso lato della strada vi è la sede della casa editrice “Il Mulino”, dove menti preparate si confrontano su temi..

    Voleva la separazione tra potere economico e potere politico...:

    Parole profetiche nell’ultimo capitolo del saggio Il tempo delle scelte. Lezioni di economia, scritto da Romano Prodi e pubblicato dalle edizioni Il Sole 24 Ore nel 1992, il Professore scriveva: “Nella democrazia una regola non scritta molto importante è quella della separazione del potere politico dal potere economico. Quando fra questi due poteri si crea un corto circuito non c’è democrazia” [cfr. invece il giudizio di La Malfa, supra].

    Nipoti, zii e "mio cuggino":

    Sulle orme del maestro, Alberto Clò, dopo avere ospitato nella sua casa di campagna la famosa seduta spiritica, è diventato prima collaboratore del maestro quando questi è diventato ministro dell’Industria, poi è stato nominato ministro dell’Industria (ora è presidente dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna). Alberto Clò nel 1982 ha fondato una società di ricerche (la Rie, Ricerche Industriali ed Energetiche srl), che aveva gli uffici nello stesso palazzo di Nomisma (di recente la società si è trasferita in via Castiglione a pochi metri dall’Istituto Ferruccio Parri, meglio conosciuto come la biblioteca della Resistenza). Patrizio Bianchi [dopo la laurea in scienze politiche all’Università di Bologna, ndr] si è trasferito all’Università di Ferrara ed è presidente scientifico di Nomisma. Inoltre, l’allievo del professore eletto nelle file del Pds ha ricoperto la carica di consigliere comunale al Comune di Ferrara. Massimo D’Alema l’ha voluto come presidente di Sviluppo Italia per il Sud (da poco si è “dimesso”). Patrizio Bianchi ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Iri. Per non smentire la nomea di Strada Maggiore, l’ex presidente del Consiglio ha voluto che la sede dell’Ulivo regionale avesse sede al numero civico 47, pochi metri dopo il portone della Facoltà di scienze politiche. Qui tutt’oggi si trova anche l’ufficio politico del professore, che questi, quando era al governo, compatibilmente con gli impegni, frequentava il lunedì mattina. Questa è Strada Maggiore, la “Prodi’s Street”.

    Insegna a Trento:

    Romano Prodi, mentre era impegnato a seguire i lavori del Consiglio comunale di Reggio Emilia [venne eletto consigliere comunale della Dc il 22 novembre 1964 nella rossa Reggio Emilia, all’età di 25 anni, ndr], seguì il maestro professore Nino Andreatta (già consigliere economico di Aldo Moro) prima all’Università di Trento poi a quella di Bologna. Senza dubbio, sia per il maestro che per l’allievo, insegnare alla Università di Trento (accademia edificata per volere della Dc che sperava di formare nuovi quadri, creando università nelle cosiddette zone bianche) sarebbe diventata un’avventura che entrambi non avrebbero dimenticato. A Trento, nella nuova Facoltà dell’Istituto di scienze sociali, a seguire le lezioni di Sabino Acquaviva, Umberto Segre, Beniamino Andreatta e del giovane assistente Romano Prodi vi erano alcuni futuri, famosi terroristi. Da Renato Curcio (il fondatore delle Brigate rosse) a Duccio Berio, da Vanni Mulinarsi a Marco Pisetta (l’ombra dell’allora carismatico Renato Curcio). Il maestro Beniamino Andreatta insegnò all’allievo Romano Prodi non solo i rudimenti dell’economia applicata, ma anche a muoversi nell’ambiente della politica. Dal 9 al 12 dicembre del 1968 a Perugia si tenne il convegno economico della Dc organizzato dalla segreteria del potente partito. Era il periodo in cui la sinistra del partito (la corrente di Aldo Moro) aveva il sopravvento sulle altre correnti e non è dunque un caso che tra i relatori spiccassero i nomi dei democristiani “Prodi, Bombardini, Andreatta, Barberis e Mazzocchi”.

    Fa il flipper nel 1993 e probabilmente si lega a Soros (il banchiere "no global" che fece saltare in aria la lira):

    L’anno di piena attività del ciclone politico-giudiziario (1993) esaltò la figura di Romano Prodi. Innanzitutto, teste che saltavano significavano anche posti che si liberavano. Poi il programma di privatizzazioni imposto da Giuliano Amato aveva riportato in auge il vecchio binomio Prodi-privatizzatore. Infine, in quei mesi si cercava di ripulire l’industria di Stato dai boiardi e quindi altri posti ghiotti si liberavano. In quei mesi del 1993, il nome di Romano Prodi rimbalzava come la pallina impazzita di un flipper: convegni, tavole rotonde, presentazioni, interviste, commenti, proposte, visite all’estero, indiscrezioni e bugie, insomma, il Professore era invitatissimo. Non scalfì la sua candida immagine di buon tecnico-parrocchiano-padano neppure la pubblicazione del suo nome su un lungo resoconto pubblicato dalla Executive Intelligence Review in cui, in quanto consulente della banca d’affari di New York Goldman Sachs, veniva accusato di fare parte dell’entourage dello speculatore George Soros.

    Capo dell'IRI, ancora:

    Al Professore non rimaneva che rivolgersi al mercato, offrendo quello che era rimasto di appetibile. Riguardo la prima gestione dell’Iri, vale a dire il settennato 1982-1989, se ne sono scritte e dette di tutti i colori, ma una chiara visione d’insieme dello stato di salute dell’Iri dopo la presidenza Prodi è quasi impossibile da tratteggiare. Alcuni hanno scritto che a fine del 1988, la più grande holding pubblica poteva vantare utili per 1.263 miliardi. Sembrava che si fosse avverato un miracolo, ma a rovinare la festa vi erano le perdite patrimoniali della siderurgia (3.000 miliardi) che in base ad un articolo dello statuto non vennero contabilizzate. Ancora, abbiamo trovato scritto che “Romano Prodi ha preso l’Iri con 36mila miliardi di debiti a fine 1982 e l’ha lasciato a fine 1989 con una esposizione di circa 45mila miliardi”. Rispetto all’Iri-uno, anche il clima politico-economico era mutato: non si metteva più in dubbio il verbo privatizzare, ma l’argomento del contendere riguardava le modalità con cui effettuare le privatizzazioni. Sostanzialmente, il bivio di fronte al quale si trovava Romano Prodi conduceva da una parte verso la soluzione public company, dall’altra verso la soluzione nocciolo duro. La formazione catto-sinistrorsa del Professore non poteva che spingerlo a favorire la soluzione più populista della public company. (Per il dizionario Garzanti della finanza, public company è la “denominazione inglese con cui si indica la società ad azionariato diffuso, con moltissimi soci titolari ciascuno di un numero ridotto di azioni e in cui non vi sono soci di riferimento con notevoli possessi azionari, in grado di esercitare un’influenza dominante, il potere di controllo viene di fatto esercitato dal management. In Italia possono essere considerate public companies le banche popolari, che giuridicamente sono società cooperative”. Trattando il tema delle privatizzazioni, una definizione di “nocciolo duro” la troviamo nel libretto Il capitalismo ben temperato, un’antologia di scritti di Romano Prodi. Quindi: “Per nocciolo duro si intende la creazione, sul modello seguito dalla Francia nel processo di privatizzazione di un capitale di comando della nuova impresa, formato da un gruppo d’azionisti previsti appositamente dal governo”). 1994: vince il Polo. E Prodi lascia mille polemiche, si avviò la privatizzazione delle banche Credit e Comit. Immediatamente, ci si accorse che erano state seguite delle regole che avevano permesso a Mediobanca “senza nessun ostacolo di poter giocare un ruolo dominante nella campagna d’acquisto delle azioni delle due grandi banche”.

    Esce dal CdA IRI quando si appalta a Goldman Sachs (poi parla di Berlusconi):

    La privatizzazione del Credit può aprire scenari fino ad ora scarsamente considerati. All’inizio di settembre del 1993, Romano Prodi in veste di presidente dell’Iri comunicò che avrebbe immediatamente ceduto le quote di controllo degli istituti di credito Comit e Credit. Pochi giorni dopo, per verificare l’interesse del mercato internazionale Romano Prodi si recò prima a Londra e poi a New York ed infine a Boston. Quando giunse nella Grande Mela, si incontrò con alcuni illustri banchieri fra cui alcuni della banca Goldman Sachs, di cui lo stesso Romano Prodi era stato consulente in veste di senior advisor. In seguito, la banca d’affari statunitense venne scelta dall’Iri come soggetto che doveva collocare sui mercati esteri le azioni del Credit. Quando questi passaggi vennero evidenziati, Romano Prodi si difese affermando che quando si era riunito il consiglio di amministrazione dell’Iri per affidare l’incarico alla Goldman Sachs lui era uscito. Questo è vero.

    Le società con la moglie:

    Ma si potrebbe evidenziare che della banca d’affari americana troviamo traccia all’interno della società di consulenza Ase srl (Analisi studi economici) di Bologna i cui soci erano i coniugi Prodi. Infatti, sembra che nell’esercizio del 1993 della società dei coniugi Prodi risulterebbero pagamenti da Goldman Sachs per consulenze per una cifra che si aggirerebbe attorno ai 900 milioni di lire (il corrispondente di mezzo milione di dollari). Stando alle indiscrezioni investigative-giudiziarie, quando nell’autunno del 1999 la magistratura di Bologna è andata a controllare i conti dell’Ase, si è accorta che non si trattava di consulenze vere e proprie....



    Su Il Giornale un articolo poco sviluppato, tranne quando si scrive (pag. 2) che il Prodi che dice "guadagni poco etici in Borsa" aveva nel 1998 un portafogli in titoli di 1,2 miliardi (e il resto, visto che già nel 1984 aveva uno stipendio di più di 200 milioni annui?), che passò a tre miliardi con la bolla speculativa.

    Il BANNER col link a questo post è Prodizionario, in alto nella colonna a sinistra.

    AGGIORNAMENTI E DATI SUCCESSIVI



    1. Alcune cose da dire sulla "seduta spiritica" e il rapimento Moro: LINK

    2. Richiesta di indagine del Parlamento europeo contro Prodi per spionaggio a favore dell'Unione Sovietica: LINK.

    3. La deposizione di Prodi alla Commissione Mitrokhin (con alcune dichiarazioni di Guzzanti)

    4. L'Inchiesta Prodi-Alta velocità e la repressione del giudice inquirente: LINK. Il libro di Imposimato e altri sulla vicenda TAV: LINK.

    5. La nascita di Nomisma (Tatarella 1996), con Mario NESI di BNL. La Bnl poi andata ai francesi di BNP Paribas;

    6. Le accuse dei russi Trofimov e Litvinenko: "Prodi è un agente KGB". Intervista a Guzzanti e assassinio di Litvinenko.



    Antonio Selvatici

    Edited by TullioConforti - 25/6/2011, 19:57
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 25/6/2011, 19:30) 
    La propaganda Murdoch-DeBenedettiana della lobby del tagliopiso sono praticamente tutti i giornali nonche' quelli stranieri anglo-sionisti, piu la magistratura asservita, e' una macchina potentissima,

    già, potentissima :hahah:
    giornali che nessuno legge, l'italia è il paese al mondo dove si leggono meno quotidiani e giornali stranieri anglo-sionisti non influenzano certo l'opinione pubblica italiana... opinione pubblica che per l'80% si informa tramite la TV

    del resto se così non fosse, non ci sarebbe stato tanto impegno per eliminare un programma che andava in onda 20 giorni su 365

    CITAZIONE
    Del resto Santoro non ha mica dovuto cambiare mestiere come Antonio Selvatici brillante giornalista indipendente che ha osato scrivere un libro su Prodi dal titolo "Prodeide" biografia non autorizzata.

    Egli ha dovuto abbandonare il giornalismo e si e' ridotto a fare il manovale dimenticato da tutti,

    evidentemente in quella biografia aveva scritto cose false, se racconti fatti falsi è normale che ti denunciano.... invece chissà come mai berlusconi non ha mai denunciato santoro e travaglio per quello che dicono sul suo conto, sarebbe la via piu' semplice per toglierli di mezzo, invece no, fa mille pressioni, si agita come un'anguilla fuori dall'acqua per cacciare santoro..... forse che forse santoro e travaglio dicono cose vere?

     
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  9. TullioConforti
     
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    eh allora neanche santoro e' stato epurato, se ne e' andato spontaneamente in cambio di soldi. Se cosi non fosse perche non denuncia?
     
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  10. Cavaliereazzurro
     
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    Complimenti Tullio, è verissimo quello che affermi. Si chiama " Macchina del fango" ed è prodotta da oligarchi come De Benedetti ed i suoi giornali di (dis)informazione quali Repubblica e l'Espresso ma anche RepubblicaNews e Radio. Per non parlare di Bernabè con La7 che sta diventando il polo comunista di riferimento ( vedasi Gad Lerner, Lilli Gruber, Piroso e molti altri servi del loro regime di propaganda e fango). Se cercate su internet su Youtube compaiono delle presunte " intercettazioni" fra Berlusconi ( assolutamente false) in cui lui contratterebbe con dei mafiosi.
    Ma alla fine la verità emerge, e gli incapaci perdono.
     
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  11. francesc00
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 25/6/2011, 21:05) 
    eh allora neanche santoro e' stato epurato, se ne e' andato spontaneamente in cambio di soldi. Se cosi non fosse perche non denuncia?

    Magari se glielo dici in faccia ti denuncia.

    Anche se io non ti denuncerei.. uno come te, con i ragionamenti che fai, fa più pubblicità quando parla che quando sta zitto.
     
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  12. TullioConforti
     
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11 replies since 24/6/2011, 13:58   213 views
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