La festa col botto, la nottata in caserma

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    “È stato Pozzolo a sparare la notte di Capodanno”: i testimoni inchiodano il deputato di FdI
    Due testimoni hanno detto alle forze dell’ordine di aver visto personalmente Pozzolo sparare la notte di Capodanno: si aggrava la posizione del deputato di Fratelli d’Italia, che invece continua a dire di non aver esploso lui il colpo. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il parlamentare sarebbe arrivato alla festa – organizzata dal sottosegretario Delmastro e dalla sorella – “brillo” e “su di giri”.

    Il deputato di Fdi Emanuele Pozzolo
    A sparare, la notte di Capodanno, sarebbe stato proprio Emanuele Pozzolo. La posizione del deputato di Fratelli d'Italia – finito al centro delle cronache nell'ultima settimana, dopo la festa col botto a Rosazza, nel biellese, organizzata dal sottosegretario Delmastro e dalla sorella Francesca, sindaca del paesino – si aggrava di ora in ora. L'ultima novità è stata pubblicata oggi sul Corriere della Sera, che ha potuto leggere i verbali stilati dai carabinieri arrivati sul luogo dello sparo: ci sono almeno due testimoni oculari che hanno detto di aver visto il deputato in persona esplodere il colpo di pistola.


    Nella ricostruzione delle forze dell'ordine, viene descritta accuratamente la vicenda dall'inizio alla fine. E la difesa del deputato, se così fosse, sarebbe molto più difficile da mettere in piedi. Andrea Delmastro e sua sorella Francesca decidono di organizzare la festa di Capodanno nella sede della Pro loco di Rosazza. Sono presenti poche persone con diversi bambini: parliamo di un gruppo di circa 35, tra cui la scorta del sottosegretario e i loro familiari. Passata la mezzanotte c'è chi comincia ad andare via, tra questi la sindaca. Si presenta Pozzolo per un brindisi, ma secondo i testimoni "era un po’ su di giri, piuttosto brillo". Un altro dettaglio da considerare, non tanto per il fatto in sé, quanto perché il deputato avrebbe girato brillo e armato.

    Delmastro esce a caricare la macchina, a duecento metri dal casolare. Parte il colpo di pistola che ferisce Luca Campana. Appena arrivano i carabinieri, Pozzolo ammette subito che l'arma è la sua ma nega di aver sparato e sfrutta il fatto di essere un parlamentare per non consegnare i vestiti. Secondo quanto ricostruito, a questo punto, il deputato li consegnerà solo alle 7 di mattina per lo stub.

    LEGGI ANCHE
    Il deputato Pozzolo verso la sospensione dal partito, ma resterà parlamentare
    Nei verbali letti dal quotidiano milanese, però, ci sono diversi testimoni che negano quanto detto da Pozzolo: tre persone hanno visto il deputato estrarre l'arma, poi uno di loro si è allontanato. Gli altri due, però, confermano: "Quando è partito il colpo l’arma era in mano a Pozzolo, è stato lui a sparare". Nessuno dice che l'abbia fatto volontariamente, tutti parlano di un incidente. Ma è innegabile che questo aggravi la posizione di Pozzolo, sia a livello disciplinare – verrà probabilmente espulso da Fratelli d'Italia, con cui i rapporti sono già ai minimi termini – che dal punto di vista processuale.

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    """""Si presenta Pozzolo per un brindisi, ma secondo i testimoni "era un po’ su di giri, piuttosto brillo". Un altro dettaglio da considerare, non tanto per il fatto in sé, quanto perché il deputato avrebbe girato brillo e armato."""

    e se risulta che era in macchina , c'è pure da ritirargli la patente

    piano piano affiora tutto , trà un pò salta fuori che è andato li' x sparargli a Del Mastro x storia gelosia Del Mastro-Donzelli


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    Del Mastro assomiglia un pò a Leo Gulotta o mi sbaglio ? :dub:

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    certo che sto Del Mastro è un tirchio incredibile..... a Roma condivideva un monolocale con Donzelli come uno studente senza soldi, qui a capodanno, mentre il pirla tirava fuori la pistola, lui, Del Mastro, era fuori a carcare l'auto con quello che era avanzato dal cenone

    cioè, uno che guadagna 15mila ero al mese
     
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    CITAZIONE (CiaoSilvia @ 9/1/2024, 16:41) 
    certo che sto Del Mastro è un tirchio incredibile..... a Roma condivideva un monolocale con Donzelli come uno studente senza soldi, qui a capodanno, mentre il pirla tirava fuori la pistola, lui, Del Mastro, era fuori a carcare l'auto con quello che era avanzato dal cenone

    cioè, uno che guadagna 15mila ero al mese

    """"""""a Roma condivideva un monolocale con Donzelli come uno studente senza soldi""""

    a vedere le facce di tutte e 2 non ci metto la mano sul fuoco

    mi da l'impressione Del Mastro l'uomo e Donzelli la donna :asd:


    Posso si capire 2 studenti con pochi soldi che dividono la spesa appartamento


    ma 2 Politici a questi livelli la Convivenza mi dà un pò del strano :dub:
     
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    anche perchè oggi fràladri d'italia ne combinano un'altra
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/0...dagati/7404443/
     
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    Pd, la nuova carica dei 102: tutti gli indagati, regione per regione



    “Questione morale”. Sui blog degli elettori Pd quelle due parole pronunciate da Enrico Berlinguer nel 1981 tornano frequenti. Insieme con le polemiche sulle inchieste che toccano esponenti dem. Un’espressione che torna di attualità con la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco di Lodi, Simone Uggetti.

    PIEMONTE. Gli ultimi a finire a processo sono stati il sindaco di Vercelli Maura Forte e il consigliere regionale Giovanni Corgnati. Sono accusati di aver falsificato firme per le candidature alle Provinciali del 2011. Oggi finirà davanti al tribunale vercellese Davide Sandalo, ex presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato (Alessandria), sottoposto ai domiciliari il 3 dicembre scorso con l’accusa di concussione per induzione. Molti politici sono incappati in indagini su irregolarità alle elezioni. Per uscirne, non pochi patteggiano. Lo hanno fatto i politici di Verbania per accuse di irregolarità alle amministrative 2014 contestate anche all’ex vicesindaco Giuseppe Grieco e l’ex presidente del Consiglio comunale Diego Brignoli. Patteggiamenti anche nella vicenda delle firme false a sostegno della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali del 2014: il 2 marzo a Torino 9 tra funzionari ed eletti hanno ottenuto pene tra i cinque mesi e un anno. Tra di loro il consigliere regionale Daniele Valle, che ha patteggiato sei mesi. Andrà a dibattimento Rocco Fiorio, presidente della V circoscrizione di Torino, coinvolto anche nell’inchiesta sulle “giunte fantasma” insieme ad altri 9 eletti, tra cui la deputata Pd Paola Bragantini, indagata per truffa aggravata. Sul suo compagno Andrea Stara pesa una richiesta di condanna a tre anni per peculato nell’ambito dei rimborsi regionali. I pm lo indagheranno anche per aver calunniato la sua ex segretaria, su cui aveva scaricato la colpa dei rimborsi.

    LOMBARDIA. Tre i casi chiusi: nel luglio 2013 finisce la vicenda dell’ex sindaco di Trezzano sul Naviglio, Tiziano Butturini. Arrestato nel 2010 per corruzione in un’inchiesta che coinvolge esponenti della ’ndrangheta, patteggia 2 anni e 5 mesi. Gennaio 2015, Filippo Penati assolto a Monza dall’accusa di finanziamento illecito, mentre per corruzione e concussione (un giro di tangenti) si avvale della prescrizione. Aprile 2015, spese pazze in Regione: rinviato a giudizio il capogruppo Luca Gaffuri e condannati con rito abbreviato Carlo Spreafico (2 anni) e Angelo Costanzo (1 anno e 6 mesi). Cinque i fronti ancora aperti. A Rho l’ex consigliere Luigi Addisi viene arrestato nell’aprile 2014 per riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito la ’ndrangheta. L’inchiesta è in corso, Addisi è ai domiciliari. Nel gennaio 2015 viene indagato il consigliere regionale Massimo D’Avolio (abuso d’ufficio). Da sindaco di Rozzano gestisce la partita milionaria del teleriscaldamento e autorizza il pagamento della partecipata Ama ad alcune società di cui sua moglie risulterebbe fra i soci. Gennaio 2016, arrestato il sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin: è indagato a piede libero per favoreggiamento e falso. A gennaio il sindaco di Como, Mario Lucini, viene indagato (violazione alle norme edilizie e turbativa d’asta) per l’appalto sulle paratie del lungolago. A marzo tocca al sindaco di Pero Maria Rosa Belotti: abuso d’ufficio.

    LIGURIA. Già l’inchiesta Mensopoli del 2007 aveva toccato i collaboratori più stretti dell’allora sindaco Marta Vincenzi (non indagata) e due ex consiglieri Ds. Per le spese pazze, quasi mezzo consiglio regionale del mandato di Claudio Burlando è stato indagato: molti rappresentanti del centrosinistra, uno del Pd. È Antonino Miceli – ex capogruppo – rinviato a giudizio per peculato e falso. Quindi le alluvioni. Per quella del 2011 l’allora sindaco Marta Vincenzi è imputata di omicidio colposo, disastro colposo, falso e calunnia. Il processo è in corso. Per quella del 2014 Raffaella Paita – allora assessore alla Protezione civile – ha ottenuto il rito abbreviato. C’è poi l’inchiesta savonese sulla centrale a carbone di Vado che secondo i pm avrebbe causato 440 morti: indagata tutta la giunta Burlando. Inchieste clamorose, come Parcopoli, sulle Cinque Terre. L’ex presidente del Parco, Franco Bonanini (Pd, poi passato al centrodestra) è stato condannato in primo grado a 7 anni e dieci mesi.

    VENETO. L’ex sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni, è imputato di finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto, tramite i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova, 560 mila euro per la campagna elettorale delle comunali nel 2010. Arrestato il 4 giugno 2014 nell’inchiesta sul Mose, Orsoni era stato scarcerato una settimana dopo; la sua richiesta di patteggiamento era stata respinta. Nella stessa inchiesta era indagato il tesoriere del Pd, Giampietro Marchese, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto circa mezzo milione dal consorzio del Mose per “plurime campagne elettorali” dal 2006 al 2012. Marchese ha patteggiato 11 mesi e 20mila euro di multa.

    EMILIA ROMAGNA. Spese pazze: sono 13 gli ex consiglieri regionali Pd a processo a Bologna, accusati di peculato. Secondo i pm, i politici avrebbero utilizzato, tra il 2010 e il 2011, i fondi dei gruppi per spese “non inerenti”: tra gli scontrini, anche quelli per un bagno pubblico, pranzi e cene di lusso, viaggi da centinaia di euro con autista e persino per sexy shop. Imputati tra gli altri l’ex capogruppo Marco Monari e l’eurodeputato Damiano Zoffoli. A Rimini i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco Andrea Gnassi, l’accusa per lui, che si ricandida a giugno, è associazione a delinquere e truffa nell’inchiesta sul fallimento di Aeradria, società che gestiva l’aeroporto. Anche a Bologna il sindaco ricandidato Virginio Merola è sotto inchiesta per omissione d’atti d’ufficio, in un fascicolo sul mancato sgombero di un’occupazione in via di Mura di Porta Galliera. Si deciderà a giugno, con un processo bis in appello, la sorte di Vasco Errani, ex governatore per il quale la Cassazione aveva annullato (con rinvio) una condanna per falso ideologico, nella vicenda Terremerse, assolto in primo grado.

    TOSCANA. A Firenze, nel processo sull’urbanizzazione dell’area di Castello, nell’ottobre del 2015, la Corte di appello ha condannato l’ex assessore comunale all’Urbanistica Gianni Biagi a due anni e mezzo per corruzione insieme a Salvatore Ligresti. A un anno e un mese è stato condannato Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza. Sempre l’urbanistica protagonista nel processo Quadra che ha portato, nel novembre 2013, a 19 condanne fra le quali quella per Alberto Formigli, ex capogruppo Pd in Consiglio comunale: in primo grado, tre anni e 9 mesi con accusa di corruzione e peculato. A dicembre 2016 arriva, in Cassazione, la condanna definitiva a un anno e mezzo per omicidio colposo per l’ex sindaco Leonardo Domenici. I fatti si riferiscono alla morte di una giovane ricercatrice precipitata, la notte fra il 14 e 15 luglio 2008, da un bastione del Forte Belvedere. Dal dicembre 2015 è iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Siena Bruno Valentini. Le ipotesi di reato sono falso in atto pubblico, abuso di ufficio e truffa. Le indagini, che coinvolgono altre 8 persone, riguardano la costruzione di un campo da baseball a Monteriggioni dove l’esponente dem è stato primo cittadino tra il 2011 e il 2014. A Livorno indagati per la gestione dell’azienda dei rifiuti l’ex sindaco Alessandro Cosimi e gli assessori Bruno Picchi e Walter Nebbiai.

    LAZIO. Il Pd di Roma e del Lazio è stato straziato da Mafia Capitale. Il primo giudizio è arrivato nei confronti di Daniele Ozzimo, ex assessore dem: lo scorso 7 gennaio è stato condannato in primo grado a 2 anni e 2 mesi per corruzione. Ha annunciato l’appello. Nell’inchiesta sono finiti altri democratici. Tra i 46 imputati c’è anche Mirko Coratti, accusato di corruzione: prima dello scandalo era presidente dell’Assemblea capitolina. Indagati anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, e Andrea Tassone, ex presidente del X municipio, quello ad alta densità mafiosa di Ostia. Pierpaolo Pedetti, ex consigliere Pd, è anche lui accusato di corruzione e turbativa d’asta. L’indagine sulle spese pazze della Regione tra il 2010 e il 2013 è stata chiusa lo scorso dicembre. Riguarda 14 ex consiglieri dem: tra loro l’attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, i parlamentari Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini, Enzo Foschi e Marco Di Stefano. Lo stesso Di Stefano è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, truffa e falso per presunti illeciti legati a un mega affare immobiliare. Luigi Lusi, ex senatore romano del Pd, è stato condannato in primo grado a 8 anni per appropriazione indebita, per aver messo le mani sui rimborsi elettorali della Margherita, di cui è stato tesoriere (2002-2012). Ignazio Marino rischia due processi: scontrini e onlus.

    MARCHE. La Procura di Ancona ha chiesto 66 rinvii a giudizio per l’inchiesta delle spese pazze in Regione. Praticamente tutto l’ex Consiglio. Le spese contestate a esponenti di destra e sinistra ammontano a 1,2 milioni di euro. Indagati l’ex governatore Gianmario Spacca (eletto con il Pd, poi avvicinatosi al centrodestra), l’ex presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi (ex Pd), nonché assessori dell’attuale giunta come Angelo Sciapichetti.

    UMBRIA. L’inchiesta della Procura di Terni sullo smaltimento del percolato dalla discarica di Vocabolo Valle vede fra gli indagati il sindaco della città Leopoldo Di Girolamo. Fabio Paparelli, vicegovernatore, è a processo per stabilizzazioni sospette di personale della Provincia.

    ABRUZZO. Tangenti per i lavori all’oratorio Don Bosco de L’Aquila dopo il terremoto del 2009. Con questa accusa nel novembre 2015 è finito ai domiciliari l’ex vicesindaco della città Roberto Riga. L’inchiesta riguarda appalti per 28 mila euro.

    PUGLIA. Il nome più noto è l’ex assessore regionale della giunta Vendola, poi diventato senatore, Alberto Tedesco: deve ancora affrontare un processo, negli altri – sempre del filone sanità – è stato prosciolto. L’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales è stato messo ai domiciliari il 6 febbraio scorso con l’accusa di aver intascato tangenti. L’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e il suo assessore all’ambiente Michele Conserva, sono accusati di pressioni sui dirigenti della Provincia per la concessione all’Ilva dei Riva dell’autorizzazione a smaltire i rifiuti nelle discariche interne alla fabbrica. Nella stessa inchiesta, con l’accusa di favoreggiamento, è finito un altro assessore della giunta Vendola, il tarantino Donato Pentassuglia. Altre inchieste: il consigliere regionale Michele Mazzarano è sotto processo per finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto 70 mila euro da Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore che avrebbe organizzato le serate per Silvio Berlusconi. Ancora: il consigliere regionale Fabiano Amati, condannato in appello a 6 mesi per tentato abuso d’ufficio; Gerardo De Gennaro, ex consigliere regionale, coinvolto in un’inchiesta su sei grandi opere edilizie a Bari, e, ultimo in ordine di tempo, il consigliere regionale Ernesto Abaterusso condannato a un anno e 6 mesi (primo grado, il pm aveva chiesto l’assoluzione) per truffa all’Inps.

    BASILICATA. Il governatore Marcello Pittella è imputato in Rimborsopoli – è stato già condannato dalla Corte dei conti insieme, tra gli altri, al deputato Vincenzo Folino – ed è indagato per corruzione elettorale nell’inchiesta sul dissesto di Potenza, il buco da quasi 24 milioni. Trentacinque gli indagati sul crac del municipio, tra cui gli ex assessori Giuseppe Ginefra e Federico Pace. Tra i rinviati a giudizio con l’accusa di aver percepito indebitamente rimborsi dal fondo per le attività istituzionali ci sono anche il sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo e l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Braia.

    CAMPANIA. Il governatore Vincenzo De Luca è, nell’ordine: imputato di associazione a delinquere e tentata concussione per il progetto Seapark di Salerno (il pm ha chiesto l’assoluzione) e di abuso d’ufficio per la realizzazione del Crescent; indagato di concussione per induzione per la trattativa intorno alla sentenza del giudice civile che lo ha mantenuto in carica nonostante la legge Severino ne imponesse la sospensione dopo una condanna in primo grado nella vicenda del mai realizzato termovalorizzatore di Salerno (condanna annullata in appello). Tre suoi stretti collaboratori sono indagati: l’ex segretario Nello Mastursi, ritenuto uno dei registi della trattativa sulla sentenza; il consigliere per la Sanità, Enrico Coscioni, accusato di tentata concussione; il consigliere per l’Agricoltura, Franco Alfieri, raggiunto da un avviso di garanzia per omissione di atti d’ufficio per non aver acquisito beni confiscati a un clan criminale al patrimonio di Agropoli, di cui è primo cittadino. A Napoli Antonio Bassolino è uscito indenne da quasi tutti i processi sui rifiuti. Ne pende ancora uno che lo vede imputato di peculato. Più grave la posizione processuale dell’ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale Enrico Fabozzi, condannato in primo grado a 10 anni per concorso esterno in associazione camorristica. Due sindaci devono difendersi in inchieste su appalti pilotati: Giosy Ferrandino (Ischia), sotto processo per le presunte tangenti di Cpl Concordia sulla metanizzazione dell’isola, e Giorgio Zinno (San Giorgio a Cremano), raggiunto da un avviso di conclusa indagine.

    CALABRIA. Concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio. Sono tra i reati contestati a politici dem investiti nel 2014 dall’inchiesta Rimborsopoli e da alcune indagini antimafia. L’ex sottosegretario Sandro Principe è finito ai domiciliari nell’inchiesta “Sistema Rende”: voti in cambio di appalti e posti di lavoro ai clan. Per corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso è indagato il consigliere regionale Orlandino Greco. Ha trascorso 9 mesi ai domiciliari l’ex assessore regionale Nino De Gaetano, nell’inchiesta Rimborsopoli per la quale sono indagati anche Nicola Adamo, ex consigliere regionale, l’ex presidente del Consiglio Antonio Scalzo, l’ex assessore Carlo Guccione e l’ex vicegovernatore Vincenzo Ciconte. Il consigliere regionaleMichelangelo Mirabello è rinviato a giudizio per concorso in bancarotta.

    SICILIA. È indagato a Enna Mirello Crisafulli, per abuso di ufficio e occupazione abusiva di suolo pubblico per l’apertura della facoltà di medicina dell’Università romena Dunarea di Jos Galati. Ha ricevuto il 10 dicembre scorso un avviso di garanzia per una distrazione di fondi destinati all’università Kore. A Roma Crisafulli deve rispondere con il ministro Alfano di abuso di ufficio per il trasferimento del prefetto di Enna Fernando Guida. Insieme a Elio Galvagno, ex deputato regionale, Crisafulli infine è stato condannato a due mesi per un blocco dell’autostrada Pa-Ct nel 2010: per entrambi il tribunale ha pronunciato la prescrizione per una truffa da 9 milioni di euro all’Ato rifiuti. A Marsala sta per essere processato per voto di scambio il consigliere comunale Vito Daniele Cimiotta, a Trapani è a giudizio il deputato Nino Papania per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio alle amministrative del 2012 di Alcamo: cibo e promesse di lavoro in cambio del voto. Per le spese pazze del gruppo parlamentare Pd all’Ars le indagini sono state chiuse per peculato nei confronti di 5 deputati regionali. Sorpreso a intascare una mazzetta di 10 mila euro il loro ex collega Gaspare Vitrano è stato condannato a sette anni per concussione.

    SARDEGNA. Il segretario regionale, nonché europarlamentare ed ex governatore, Renato Soru, è accusato di evasione fiscale: avrebbe sottratto al fisco più di due milioni. Per lui anche una contestazione di false comunicazioni sociali in un procedimento (è indagato) nato da accertamenti sulla sua Tiscali. Francesca Barracciu, dopo il rinvio a giudizio per peculato, ha dovuto lasciare la poltrona di sottosegretario alla Cultura del governo Renzi: avrebbe speso in modo improprio i fondi ai gruppi del Consiglio regionale, così come una trentina di esponenti Pd. Tra loro il senatore Silvio Lai e i deputati Siro Marrocu e Marco Meloni. C’è un primo condannato: l’ex sindaco di Porto Torres Beniamino Scarpa, in primo grado, si è beccato 4 anni e mezzo.



    GLI ONESTONI DEL PD


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    Pozzolo dice che a sparare è stato il caposcorta di Delmastro: panico in Fratelli d'Italia

    Il deputato sospeso continua a dire che a Capodanno il colpo non è partito a lui. Nel partito di Meloni adesso c'è preoccupazione per la posizione del sottosegretario alla Giustizia. Oggi Renzi interroga Nordio

    Lo ha detto dal primo momento. Lo ha spiegato al presidente del gruppo parlamentare di FdI da cui è stato sospeso, Tommaso Foti, che è andato a trovarlo nei giorni scorsi. Lo giura sui suoi figli. Lo ribadirà ai magistrati. “Non sono stato io a sparare la notte di Capodanno”. La versione del deputato Emanuele Pozzolo, in attesa delle risultanze dello stub, sta gettando in ansia il partito di Giorgia Meloni. In Transatlantico i patrioti non parlano d’altro. Perché in questa storia, a metà fra “Todo modo” e un romanzo di Piero Chiara, sembra esserci qualcosa che non torna. E che riporta alla ribalta il ruolo di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia ultrameloniano, presente la notte dello sparo alla festa, organizzata dalla sorella-sindaca a Rosazza, in compagnia della scorta. A rimanere ferito dal colpo del mini revolver di Pozzolo è stato Luca Campana, marito della figlia del caposcorta di Delmastro, l’ispettore capo della penitenziaria Pablito Morello (cognome cambiato nel ‘96: si chiamava Porcello).
     
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    non cambia niente chi ha sparato o no

    Pozzolo la pistoletta era sua menomale non era una Magnum o un Revolver

    Lui doveva far si che stà pistola non saltasse fuori essendo il proprietario della pistola

    Del Mastro si dice che al momento del fatto era fuori , ma anche se fosse stato dentro la pistola non era sua

    La pistola può uccidere e non deve saltare fuori

    Ma penso una storia di Capodanno tutti umbriachi , che certi manco si ricordano come sono andate le cose

    essendo funzionari dello Stato scorta compresa perchè è pagata dallo Stato , serve più serietà

    Fratelli d'Italia è fuori , spetta alla Magistratura verificare il caso incidente

    Pozzollo cmq è squalificato da FdI

    Che cmq qui è facile che salta fuori che a sparare è stato Del Mastro se risulta che non era fuori
     
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    “Dirò ai pm chi ha sparato a Capodanno”: invece Pozzolo cambia idea e sceglie il silenzio
    Emanuele Pozzolo cambia idea e rimane in silenzio durante l’interrogatorio in procura a Biella-


    Una inversione a U. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Emanuele Pozzolo, il parlamentare di Fratelli d'Italia indagato per lesioni aggravate, sospeso dal partito, durante l'interrogatorio convocato a sorpresa ieri dalla procura di Biella.Il deputato di Fratelli d'Italia, accusato di avere sparato in maniera accidentale un colpo di pistola durante la festa di Capodanno a Rosazza, ferendo Luca Campana, è dunque rimasto in silenzio davanti alla procuratrice Teresa Angela Camelio.
    Una scelta che sarebbe legata a una precisa strategia difensiva, riferisce la Repubblica, riportando la notizia: non scoprirsi, perché in questo momento, nessun esame ordinato dalla procura, dallo stub alla perizia balistica all'interno del locale della festa, sarebbe concluso.


    E dunque se l'indagato, che ha sempre sostenuto di non aver sparato lui negli interrogatori con i carabinieri, scegliesse di parlare prima degli esiti delle analisi tecniche, potrebbe avvantaggiare l'accusa. Pozzolo aveva detto che avrebbe raccontato la sua versione in Procura, proprio per proteggersi da quell'"assedio mediatico" di cui a suo dire era stato vittima in queste settimane.

    L'interrogatorio è arrivato molto prima del previsto, con una mossa di "depistaggio" da parte dei magistrati: nei giorni scorsi la procuratrice Teresa Angela Camelio aveva avvalorato l'ipotesi secondo cui la deposizione del parlamentare sarebbe stata fissata solo dopo la conclusione delle perizie tecniche in corso da parte del Ris di Parma e della consulente Raffaella Sorropago. Invece ieri la Procura ha deciso di convocare il deputato.

    "Colpo di scena (si fa per dire) sullo sparo al veglione di Capodanno dei pistoleri del partito della Meloni. Il deputato FDI, Pozzolo, aveva detto che avrebbe fatto il nome di chi ha sparato davanti al PM. Oggi c'era l'interrogatorio davanti al PM. E che ha fatto Pozzolo? Ha detto che non risponde, che si avvale della facoltà di non rispondere. Ragazzi, questa cosa è incredibile e passa sotto silenzio. Da due settimane si stanno scambiando pizzini per trovare una ricostruzione plausibile perché sanno che in questa storia qualcuno sta mentendo. Troppi stanno mentendo", ha commentato Matteo Renzi, leader di Iv.

    "E il sottosegretario alla giustizia è il più reticente di tutti. Io sono garantista. Ma proprio perche sono garantista voglio sapere chi è che ha sparato a una festa dove c'erano dei bambini! Davvero un parlamentare ha sparato a una festa con dei bambini rischiando di uccidere un uomo? E perché tutta questa omertà?".


    "C'è qualcosa che non torna. Questa storia puzza sempre di più – ha aggiunto Renzi in un messaggio sui social – E io sono sconvolto che dei parlamentari non dicano tutta la verità su un fatto di cronaca così grave: qualcuno giocava con le pistole, un uomo si è salvato per miracolo, c'erano bambini. E questi che fanno? Tacciono o mentono?".
     
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    E' inutile che la meloni faccia la finta tonta. Le persone si valutano da chi sceglie come collaboratori, quindi a suo tempo avrà avallato la candidatura di quell'imbecille, o uno fidato l'avrà avallata per lei.

    La meloni sa che in alcune aree i pistoleri cazzari alla pozzuolo prendono voti e lo candida. E' come la storia del saluto romano. Lei sa che una parte di loro vota il suo partito, e allora tace. E' una strategia di comunicazione.
    Certo, questo funziona in un paese di ignoranti e influenzabili.
    CITAZIONE (guglielmohostel @ 7/1/2024, 17:33) 
    """""Si presenta Pozzolo per un brindisi, ma secondo i testimoni "era un po’ su di giri, piuttosto brillo". Un altro dettaglio da considerare, non tanto per il fatto in sé, quanto perché il deputato avrebbe girato brillo e armato."""

    e se risulta che era in macchina , c'è pure da ritirargli la patente

    piano piano affiora tutto , trà un pò salta fuori che è andato li' x sparargli a Del Mastro x storia gelosia Del Mastro-Donzelli


    Cattura-kOcB-U3400139897710421B-656x492Corriere-Web-Sezioni

    Chissà perchè quando c'è una pagliacciata o un fattaccio c'è sempre di mezzo del mastro. Gianni e pinotto. La futura classe dirigente dell'italia.
     
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    Pozzolo ritorna alla Camera un mese dopo lo sparo di Capodanno: “Io espulso da Fdi? Non mi risulta”
    L’onorevole Pozzolo torna a sorpresa alla Camera un mese dopo lo sparo di Capodanno: “Io espulso da Fratelli d’Italia? Non mi risulta”, ha detto rispondendo a una domanda di Fanpage.it.

    Il deputato Emanuele Pozzolo, l'esponente di Fratelli d'Italia coinvolto nell'incidente dello sparo a Capodanno, indagato per lesioni colpose aggravate, accensioni pericolose e omessa custodia di armi, e successivamente per porto abusivo di armi, ritorna alla Camera, dopo essere stato sospeso dal gruppo di Fdi.

    "In Parlamento ci sono sempre stato, siete voi che non mi avete visto". dice il parlamentare piemontese. "La vedremo anche la prossima settimana? Gli viene chiesto dall'Ansa. "Certo che sì, sono un parlamentare".

    L'onorevole Pozzolo riferisce che l'incontro con i ‘probiviri' è andato "benissimo" tanto da non sentirsi assolutamente scaricato dal suo partito e dal sottosegretario alla Giustizia Delmastro, presente anche lui alla festa di Capodanno di Rosazza, nel Biellese: "Non è vero che mi hanno buttato giù dalla torre". Oggi l'onorevole è stato sentito dal comitato di garanzia di Fratelli d'Italia, e ha risposto alle domande dei cronisti all'uscita dalla gelateria Giolitti, a due passi da Montecitorio.

    "Lei continua a sostenere di non aver fatto partire il colpo dalla sua pistola?", gli domanda il giornalista di Fanpage.it Marco Billeci. "Non ho intenzione di parlare di questo con voi, se volete parlare con me di politica, volentieri…i fatti privati li gestisco io". Pozzolo si rifiuta anche di commentare le parole di Meloni, secondo cui è inaccettabile che qualcuno porti una pistola a una festa, e rimane in silenzio quando un cronista gli chiede se si sia messo in contatto con la premier o con Delmastro dopo quanto accaduto lo scorso 31 dicembre.

    Si limita a dire "le mie idee non cambieranno mai", rispondendo a una domanda su una sua eventuale uscita da Fratelli d'Italia. "Io espulso? non mi risulta", dice, e di dimissioni non vuole sentire parlare. "Se continuo a fare il parlamentare? Dovrò mica dirlo a lei quando vengo o non vengo in Parlamento, abbia pazienza". E non vuole far sapere neanche quando il Collegio dei probiviri gli comunicherà il provvedimento nei suoi confronti: "Sono questioni interne, non vedo perché dovrei parlarne con voi".
     
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