Quella voce su Bergoglio: "Il Papa pronto a dimettersi"

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    Burattinaia

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    Quella voce su Bergoglio: "Il Papa pronto a dimettersi"

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    In Vaticano tira una brutta aria. La nuova ondata di scandali, corvi e raggiri rischia seriamente di compromettere il Pontificato di papa Francesco.

    Tanto che Oltretevere si fa sempre più largo la voce di dimissioni imminenti. Voci che non trovano assolutamente conferme dalla sala stampa del Vaticano, ma che sono sufficienti a destabilizzare i fedeli. A portare a galla i rumor che circalano tra le stanze dei Sacri Palazzi è Luigi Bisignani in una lettera al direttore del Tempo, Gian Marco Chiocci. "Ci ritroveremo con tre Pontefici?".

    Lo spunto, Bisignani lo prende leggendo Via Crucis, il nuovo libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi. E fa notare come "pagina dopo pagina si viene immersi in un universo fatto di riti e regole solo apparentemente antiche il cui denominatore comune finora è stata l'inerzia". Nuzzi conclude il suo libro con una domanda provocatoria: "Il Papa riuscirà a vincere la sua battaglia?". Domanda, a cui il giornalista di Mediaset non dà risposta. "La sua è una strada obbligata - commenta Bisignani - di certo il Pontefice non si farà intimidire, a meno che le pressioni diventino insopportabili, tali da indurlo alle dimissioni, come ogni tanto si lascia sfuggire". Il faccendiere fa, quindi notare che Nuzzi conosce molto bene "i personaggi chiave all'interno delle mura leonine che gli hanno fornito uno spaccato ancora più drammatico rispetto alla crisi". Per questo le parole scritte tra le pagine di Via Crucis pesano come pietre. "C'è solo da augurarsi che quello che viene paventato rimanga solamente un rischio". Eppure, a leggere la lettera di Bisignani al Tempo, si fa strada l'idea che il rischio possa essere più che concreto. Se anche papa Francesco dovesse dimettersi, ci "ritroveremo con tre Pontefici".
     
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    Io mi auguro vivamente che il Papa non si dimetta affatto.

    Da che mondo è mondo, quando qualcuno vuole nascondere qualche grossa porcheria, piazza lì una superfiga, così tutti guardano quella e nessuno il resto.

    Ma Papa Francesco ha saputo guardare oltre le (pur apprezzabili) bellezze terrene.
     
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    CITAZIONE (fabxxx @ 6/11/2015, 07:52) 
    Io mi auguro vivamente che il Papa non si dimetta affatto.

    Da che mondo è mondo, quando qualcuno vuole nascondere qualche grossa porcheria, piazza lì una superfiga, così tutti guardano quella e nessuno il resto.

    Ma Papa Francesco ha saputo guardare oltre le (pur apprezzabili) bellezze terrene.

    Tranquillo è la solita bufala giornalistica
     
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  4. rockforte
     
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    Questo Papa sta troppo dalla parte dei poveri, lo formeranno in qualche modo.
     
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    S.E. Mons. Giovanni Angelo Becciu, cosa c'è di vero in quello che scrivono nei libri-inchiesta? Papa Francesco è stato il primo ad incoraggiarci a non ripiegarci sotto il peso di questo dolore e sofferenza”.

    gioiafelice giovedì, 19:01

    Nei giorni dei libri-inchiesta e delle scorrerie Vallejo-Chaouqui è tornato prepotentemente sulla stampa la parola "Vatileaks", numero 2 o secondo atto. Alcuni analisti e osservatori si sono ricordati di un fatto, ormai famoso, e di una notizia che quando venne diffusa fece un po' di scalpore: il primo incontro del neo Papa Francesco, a Castel Gandolfo, con il pontefice emerito Benedetto XVI. Era il 23 marzo 2013, dieci giorni dopo l'elezione del nuovo Papa. Allora i giornali scrissero che Bergoglio e Ratzinger, in un lungo faccia a faccia in privato, avevano affrontato il dossier Vatileaks. Un comunicato di p. Federico Lombardi raccontò: i due, dopo il saluto di benvenuto, "sono saliti nell’appartamento e si sono recati subito alla cappella per un momento di preghiera. Nella cappella, il Papa emerito ha offerto il posto d’onore a Papa Francesco, ma questi ha detto: "Siamo fratelli", e ha voluto che si inginocchiassero insieme allo stesso banco. Dopo un breve momento di preghiera, si sono portati alla Biblioteca privata dove, verso le 12.30, è incominciato l’incontro riservato."
    Di questo incontro riservato nulla si è saputo sino ad oggi. Dello storico momento resta solo una famosa fotografia che da subito attirò l'attenzione della stampa perché su un tavolino, dove erano stati sistemati i doni reciproci, era ben visibile una scatola che, si è detto dopo, conteneva oltre 300 cartelle con le conclusioni della vicenda di Vatileaks. Un vero corposo dossier scritto dai tre cardinali nominati da Benedetto XVI per indagare sulla delicata vicenda che portò al processo e condanna di Paolo Gabriele per furto e divulgazioni riservati di Papa Benedetto XVI.
    I porporati – lo spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano Salvatore De Giorgi - che avevano consegnato al Pontefice la loro Relazione finale il 17 dicembre 2012 furono ricevuto per la seconda volta tre giorni prima della fine del pontificato di Papa Ratzinger: il 23 febbraio 2013.
    Forse ora sappiamo cosa c'era nel dossier rimasto top-secret.
    Un'ipotesi sul contenuto del dossier potrebbe essere questa: nelle 300 cartelle c'erano già gran parte dei contenuti su cui si è scritto in questi giorni in occasione dell'uscita dei due libri inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi; contenuti riguardanti fatti indagati e sviscerati in modo approfondito dalla Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede (COSEA), istituita con un chirografo il 18 luglio del 2013.
    Della COSEA facevano parte mons. Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari Economici, che fungeva da Segretario alla COSEA, Joseph F.X. Zahra, che fungeva da presidente; Jean-Baptiste de Frannsu; Enrique Llano; Jochen Messemer; Jean Videlain-Sevestre; George Yeo e Francesca Immacolata Chaouqui.
    Il Sostituto della Segretaria di Stato, mons. Angelo Becciu, ha detto oggi a TV2000, rispondendo alle domande di Cristiana Caricato: “Quello che pubblicano i due libri non è altro che il lavoro fatto, per volontà del Papa, per cercare di rendere più trasparente e funzionale tutta l’amministrazione della Santa Sede. Sono cose che già sapevamo che indicano la volontà del Papa di riorganizzare tutto il sistema finanziario della Santa Sede”. Poi mons. Becciu ha aggiunto: “E’ chiaro che nelle analisi – ha aggiunto mons. Becciu - sono venute fuori delle disfunzioni ed è questo quello che pubblicano i due libri. Era già conosciuto tutto questo, era magari riservato all’interno del Vaticano ma ogni Stato ha la sua parte di riservatezza. Penso che fosse necessario mantenere il segreto, non perché la gente non sapesse ma perché era espressa volontà del Papa una volta individuate le cose che non andavano che si mettesse rimedio”.
    Mons. Becciu ha concluso: “Il Papa – ha concluso mons. Becciu - ha sofferto non possiamo negarlo, gli è dispiaciuto però nello stesso tempo ha una grande forza delle risorse morali che sono di lezione per noi. Bisogna andare avanti con serenità, accettare questi contrattempi e fatti gravi ma non possiamo fermarci.Nei giorni dei libri-inchiesta e delle scorrerie Vallejo-Chaouqui è tornato prepotentemente sulla stampa la parola "Vatileaks", numero 2 o secondo atto. Alcuni analisti e osservatori si sono ricordati di un fatto, ormai famoso, e di una notizia che quando venne diffusa fece un po' di scalpore: il primo incontro del neo Papa Francesco, a Castel Gandolfo, con il pontefice emerito Benedetto XVI. Era il 23 marzo 2013, dieci giorni dopo l'elezione del nuovo Papa. Allora i giornali scrissero che Bergoglio e Ratzinger, in un lungo faccia a faccia in privato, avevano affrontato il dossier Vatileaks. Un comunicato di p. Federico Lombardi raccontò: i due, dopo il saluto di benvenuto, "sono saliti nell’appartamento e si sono recati subito alla cappella per un momento di preghiera. Nella cappella, il Papa emerito ha offerto il posto d’onore a Papa Francesco, ma questi ha detto: "Siamo fratelli", e ha voluto che si inginocchiassero insieme allo stesso banco. Dopo un breve momento di preghiera, si sono portati alla Biblioteca privata dove, verso le 12.30, è incominciato l’incontro riservato."
    Di questo incontro riservato nulla si è saputo sino ad oggi. Dello storico momento resta solo una famosa fotografia che da subito attirò l'attenzione della stampa perché su un tavolino, dove erano stati sistemati i doni reciproci, era ben visibile una scatola che, si è detto dopo, conteneva oltre 300 cartelle con le conclusioni della vicenda di Vatileaks. Un vero corposo dossier scritto dai tre cardinali nominati da Benedetto XVI per indagare sulla delicata vicenda che portò al processo e condanna di Paolo Gabriele per furto e divulgazioni riservati di Papa Benedetto XVI.
    I porporati – lo spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano Salvatore De Giorgi - che avevano consegnato al Pontefice la loro Relazione finale il 17 dicembre 2012 furono ricevuto per la seconda volta tre giorni prima della fine del pontificato di Papa Ratzinger: il 23 febbraio 2013.
    Forse ora sappiamo cosa c'era nel dossier rimasto top-secret.
    Un'ipotesi sul contenuto del dossier potrebbe essere questa: nelle 300 cartelle c'erano già gran parte dei contenuti su cui si è scritto in questi giorni in occasione dell'uscita dei due libri inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi; contenuti riguardanti fatti indagati e sviscerati in modo approfondito dalla Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede (COSEA), istituita con un chirografo il 18 luglio del 2013.
    Della COSEA facevano parte mons. Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari Economici, che fungeva da Segretario alla COSEA, Joseph F.X. Zahra, che fungeva da presidente; Jean-Baptiste de Frannsu; Enrique Llano; Jochen Messemer; Jean Videlain-Sevestre; George Yeo e Francesca Immacolata Chaouqui.
    Il Sostituto della Segretaria di Stato, mons. Angelo Becciu, ha detto oggi a TV2000, rispondendo alle domande di Cristiana Caricato: “Quello che pubblicano i due libri non è altro che il lavoro fatto, per volontà del Papa, per cercare di rendere più trasparente e funzionale tutta l’amministrazione della Santa Sede. Sono cose che già sapevamo che indicano la volontà del Papa di riorganizzare tutto il sistema finanziario della Santa Sede”. Poi mons. Becciu ha aggiunto: “E’ chiaro che nelle analisi – ha aggiunto mons. Becciu - sono venute fuori delle disfunzioni ed è questo quello che pubblicano i due libri. Era già conosciuto tutto questo, era magari riservato all’interno del Vaticano ma ogni Stato ha la sua parte di riservatezza. Penso che fosse necessario mantenere il segreto, non perché la gente non sapesse ma perché era espressa volontà del Papa una volta individuate le cose che non andavano che si mettesse rimedio”.
    Mons. Becciu ha concluso: “Il Papa – ha concluso mons. Becciu - ha sofferto non possiamo negarlo, gli è dispiaciuto però nello stesso tempo ha una grande forza delle risorse morali che sono di lezione per noi. Bisogna andare avanti con serenità, accettare questi contrattempi e fatti gravi ma non possiamo fermarci. Il Papa è stato il primo ad incoraggiarci a non ripiegarci sotto il peso di questo dolore e sofferenza”.

    w2.vatican.va/content/vatican/it.html
     
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  6. guglielminpietro
     
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    CITAZIONE (rockforte @ 6/11/2015, 18:17) 
    Questo Papa sta troppo dalla parte dei poveri, lo formeranno in qualche modo.

    Oggi ha ricevuto pure Boeri, dove lo trovi un papa che si occupa di INPS? :):
     
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    CITAZIONE (guglielminpietro @ 7/11/2015, 15:05) 
    CITAZIONE (rockforte @ 6/11/2015, 18:17) 
    Questo Papa sta troppo dalla parte dei poveri, lo formeranno in qualche modo.

    Oggi ha ricevuto pure Boeri, dove lo trovi un papa che si occupa di INPS? :):

    lo trovi lo trovi :asd:
     
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    CITAZIONE (enricorns2 @ 6/11/2015, 21:09) 
    http://gloria.tv/media/CueeTkzZ4qn

    S.E. Mons. Giovanni Angelo Becciu, cosa c'è di vero in quello che scrivono nei libri-inchiesta? Papa Francesco è stato il primo ad incoraggiarci a non ripiegarci sotto il peso di questo dolore e sofferenza”.

    gioiafelice giovedì, 19:01

    Nei giorni dei libri-inchiesta e delle scorrerie Vallejo-Chaouqui è tornato prepotentemente sulla stampa la parola "Vatileaks", numero 2 o secondo atto. Alcuni analisti e osservatori si sono ricordati di un fatto, ormai famoso, e di una notizia che quando venne diffusa fece un po' di scalpore: il primo incontro del neo Papa Francesco, a Castel Gandolfo, con il pontefice emerito Benedetto XVI. Era il 23 marzo 2013, dieci giorni dopo l'elezione del nuovo Papa. Allora i giornali scrissero che Bergoglio e Ratzinger, in un lungo faccia a faccia in privato, avevano affrontato il dossier Vatileaks. Un comunicato di p. Federico Lombardi raccontò: i due, dopo il saluto di benvenuto, "sono saliti nell’appartamento e si sono recati subito alla cappella per un momento di preghiera. Nella cappella, il Papa emerito ha offerto il posto d’onore a Papa Francesco, ma questi ha detto: "Siamo fratelli", e ha voluto che si inginocchiassero insieme allo stesso banco. Dopo un breve momento di preghiera, si sono portati alla Biblioteca privata dove, verso le 12.30, è incominciato l’incontro riservato."
    Di questo incontro riservato nulla si è saputo sino ad oggi. Dello storico momento resta solo una famosa fotografia che da subito attirò l'attenzione della stampa perché su un tavolino, dove erano stati sistemati i doni reciproci, era ben visibile una scatola che, si è detto dopo, conteneva oltre 300 cartelle con le conclusioni della vicenda di Vatileaks. Un vero corposo dossier scritto dai tre cardinali nominati da Benedetto XVI per indagare sulla delicata vicenda che portò al processo e condanna di Paolo Gabriele per furto e divulgazioni riservati di Papa Benedetto XVI.
    I porporati – lo spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano Salvatore De Giorgi - che avevano consegnato al Pontefice la loro Relazione finale il 17 dicembre 2012 furono ricevuto per la seconda volta tre giorni prima della fine del pontificato di Papa Ratzinger: il 23 febbraio 2013.
    Forse ora sappiamo cosa c'era nel dossier rimasto top-secret.
    Un'ipotesi sul contenuto del dossier potrebbe essere questa: nelle 300 cartelle c'erano già gran parte dei contenuti su cui si è scritto in questi giorni in occasione dell'uscita dei due libri inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi; contenuti riguardanti fatti indagati e sviscerati in modo approfondito dalla Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede (COSEA), istituita con un chirografo il 18 luglio del 2013.
    Della COSEA facevano parte mons. Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari Economici, che fungeva da Segretario alla COSEA, Joseph F.X. Zahra, che fungeva da presidente; Jean-Baptiste de Frannsu; Enrique Llano; Jochen Messemer; Jean Videlain-Sevestre; George Yeo e Francesca Immacolata Chaouqui.
    Il Sostituto della Segretaria di Stato, mons. Angelo Becciu, ha detto oggi a TV2000, rispondendo alle domande di Cristiana Caricato: “Quello che pubblicano i due libri non è altro che il lavoro fatto, per volontà del Papa, per cercare di rendere più trasparente e funzionale tutta l’amministrazione della Santa Sede. Sono cose che già sapevamo che indicano la volontà del Papa di riorganizzare tutto il sistema finanziario della Santa Sede”. Poi mons. Becciu ha aggiunto: “E’ chiaro che nelle analisi – ha aggiunto mons. Becciu - sono venute fuori delle disfunzioni ed è questo quello che pubblicano i due libri. Era già conosciuto tutto questo, era magari riservato all’interno del Vaticano ma ogni Stato ha la sua parte di riservatezza. Penso che fosse necessario mantenere il segreto, non perché la gente non sapesse ma perché era espressa volontà del Papa una volta individuate le cose che non andavano che si mettesse rimedio”.
    Mons. Becciu ha concluso: “Il Papa – ha concluso mons. Becciu - ha sofferto non possiamo negarlo, gli è dispiaciuto però nello stesso tempo ha una grande forza delle risorse morali che sono di lezione per noi. Bisogna andare avanti con serenità, accettare questi contrattempi e fatti gravi ma non possiamo fermarci.Nei giorni dei libri-inchiesta e delle scorrerie Vallejo-Chaouqui è tornato prepotentemente sulla stampa la parola "Vatileaks", numero 2 o secondo atto. Alcuni analisti e osservatori si sono ricordati di un fatto, ormai famoso, e di una notizia che quando venne diffusa fece un po' di scalpore: il primo incontro del neo Papa Francesco, a Castel Gandolfo, con il pontefice emerito Benedetto XVI. Era il 23 marzo 2013, dieci giorni dopo l'elezione del nuovo Papa. Allora i giornali scrissero che Bergoglio e Ratzinger, in un lungo faccia a faccia in privato, avevano affrontato il dossier Vatileaks. Un comunicato di p. Federico Lombardi raccontò: i due, dopo il saluto di benvenuto, "sono saliti nell’appartamento e si sono recati subito alla cappella per un momento di preghiera. Nella cappella, il Papa emerito ha offerto il posto d’onore a Papa Francesco, ma questi ha detto: "Siamo fratelli", e ha voluto che si inginocchiassero insieme allo stesso banco. Dopo un breve momento di preghiera, si sono portati alla Biblioteca privata dove, verso le 12.30, è incominciato l’incontro riservato."
    Di questo incontro riservato nulla si è saputo sino ad oggi. Dello storico momento resta solo una famosa fotografia che da subito attirò l'attenzione della stampa perché su un tavolino, dove erano stati sistemati i doni reciproci, era ben visibile una scatola che, si è detto dopo, conteneva oltre 300 cartelle con le conclusioni della vicenda di Vatileaks. Un vero corposo dossier scritto dai tre cardinali nominati da Benedetto XVI per indagare sulla delicata vicenda che portò al processo e condanna di Paolo Gabriele per furto e divulgazioni riservati di Papa Benedetto XVI.
    I porporati – lo spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano Salvatore De Giorgi - che avevano consegnato al Pontefice la loro Relazione finale il 17 dicembre 2012 furono ricevuto per la seconda volta tre giorni prima della fine del pontificato di Papa Ratzinger: il 23 febbraio 2013.
    Forse ora sappiamo cosa c'era nel dossier rimasto top-secret.
    Un'ipotesi sul contenuto del dossier potrebbe essere questa: nelle 300 cartelle c'erano già gran parte dei contenuti su cui si è scritto in questi giorni in occasione dell'uscita dei due libri inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi; contenuti riguardanti fatti indagati e sviscerati in modo approfondito dalla Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede (COSEA), istituita con un chirografo il 18 luglio del 2013.
    Della COSEA facevano parte mons. Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari Economici, che fungeva da Segretario alla COSEA, Joseph F.X. Zahra, che fungeva da presidente; Jean-Baptiste de Frannsu; Enrique Llano; Jochen Messemer; Jean Videlain-Sevestre; George Yeo e Francesca Immacolata Chaouqui.
    Il Sostituto della Segretaria di Stato, mons. Angelo Becciu, ha detto oggi a TV2000, rispondendo alle domande di Cristiana Caricato: “Quello che pubblicano i due libri non è altro che il lavoro fatto, per volontà del Papa, per cercare di rendere più trasparente e funzionale tutta l’amministrazione della Santa Sede. Sono cose che già sapevamo che indicano la volontà del Papa di riorganizzare tutto il sistema finanziario della Santa Sede”. Poi mons. Becciu ha aggiunto: “E’ chiaro che nelle analisi – ha aggiunto mons. Becciu - sono venute fuori delle disfunzioni ed è questo quello che pubblicano i due libri. Era già conosciuto tutto questo, era magari riservato all’interno del Vaticano ma ogni Stato ha la sua parte di riservatezza. Penso che fosse necessario mantenere il segreto, non perché la gente non sapesse ma perché era espressa volontà del Papa una volta individuate le cose che non andavano che si mettesse rimedio”.
    Mons. Becciu ha concluso: “Il Papa – ha concluso mons. Becciu - ha sofferto non possiamo negarlo, gli è dispiaciuto però nello stesso tempo ha una grande forza delle risorse morali che sono di lezione per noi. Bisogna andare avanti con serenità, accettare questi contrattempi e fatti gravi ma non possiamo fermarci. Il Papa è stato il primo ad incoraggiarci a non ripiegarci sotto il peso di questo dolore e sofferenza”.

    w2.vatican.va/content/vatican/it.html

    Molto interessante. Speravo Enrico 53 mi informare nel mio forum. Grazie lo stesso
     
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    gli hanno detto " non rompere i coglioni se no facciamo un altro Papa"

    La Santa Chiesa è un Industria e ha anche lei i suoi problemi
     
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    CITAZIONE (guglielmohostel @ 18/10/2019, 01:02) 
    gli hanno detto " non rompere i coglioni se no facciamo un altro Papa"

    La Santa Chiesa è un Industria e ha anche lei i suoi problemi

    hahahahahaha haha che peccato . tutto vero . andrebbe fatto un bel repulisti . e cosi il becciu destituito dalla porpora cardinalizia . dopo 5 anni ... e bravo papa francesco . sarebbero da cacciare a pedate nel sedere papa e curia . amici del governo cinese e nemici del governo americano .
     
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