Come B. è diventato ricco secondo Ezio Cartotto

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    L'origine dei capitali che hanno permesso a Berlusconi di costruire Milano 2 è poco chiara. Ma un baule di documenti consegnato alla procura di Firenze da un ex Dc, già consulente di Dell'Utri, potrebbe fare nuova luce. 'Ha ottenuto i soldi grazie alla P2 e ad Andreotti. Ed erano maleodoranti'

    Un baule di documenti ingialliti dal tempo, conservati da un'eminenza grigia della Dc milanese, Ezio Cartotto. Atti che potrebbero fare luce sui misteriosi canali che permisero a Silvio Berlusconi di finanziare la costruzione di Milano 2 e cominciare la sua scalata al potere. E che ora sono stati consegnati ai magistrati di Firenze.

    Al centro di tutto c'è Cartotto, 69 anni compiuti da poco, un pensionato della politica che vanta una memoria di ferro. Negli anni Novanta è stato il consulente arruolato da Marcello Dell'Utri per creare Forza Italia, ma ora si scopre che i rapporti tra loro sono molto più antichi. Nel 1972 Cartotto, allora responsabile enti locali della Dc milanese e fedelissimo di Giovanni Marcora, aiuta Berlusconi a superare gli ostacoli posti dalle nuove legge urbanistiche.

    «Con la nascita delle Regioni, in Lombardia cambiavano tutte le regole edilizie. Berlusconi venne a trovarmi perché temeva il fallimento: l'Edilnord rischiava di non poter più costruire. Il problema fu risolto dai tre direttori del Pim: oltre al nostro della Dc, gli presentai l'architetto Silvano Larini per il Psi, mentre per il Pci c'era Epifanio Li Calzi». Due nomi destinati a entrare nella storia di Tangentopoli.

    Da allora e fino alla nascita di Forza Italia, Cartotto stringe un rapporto sempre più stretto con il costruttore emergente. Raccoglie sfoghi e confidenze. Ed è proprio incrociando le fonti più riservate con le indiscrezioni carpite al Cavaliere, che Cartotto sostiene di aver capito come fu finanziata la sua ascesa: «Ha ottenuto i primi capitali grazie alla P2 e ad Andreotti. Ed erano capitali maleodoranti».

    Già nel '96 aveva raccontato ai magistrati le rivelazioni che gli avrebbe fatto Filippo Alberto Rapisarda: presunti pacchi di soldi «spediti da Palermo negli anni '70 e divisi con Dell'Utri» proprio da quel chiacchierato finanziere siciliano, destinato nel '94 a ospitare il primo club di Forza Italia a Milano. Parole rimaste senza riscontri e cadute nel vuoto. Ora Cartotto sostiene di avere documenti inediti. E propone un racconto che parte dalla Banca Rasini, dove lavorava il padre di Berlusconi, passa per la loggia di Licio Gelli e arriva all'allora vertice del Monte dei Paschi di Siena, facendo tappa tra la Svizzera e un istituto di credito italo-israeliano.

    «La banca fondata dai nobili Rasini fu acquistata nei primi anni '70, tra lo stupore generale, da un certo Giuseppe Azzaretto, un affarista di Misilmeri, periferia di Palermo. Un commercialista milanese di altissimo livello, G. R., amico di Marcora e molto addentro alla Rasini, mi disse subito che quell'istituto mono-sportello era "la chiave per il passaggio di capitali maleodoranti"». E spiega: «Ufficialmente la Rasini era di Azzaretto padre e di suo figlio Dario, ma in realtà era controllata da Andreotti. Era la sua banca personale. C'è un riscontro che nessuno sa: Andreotti andava in vacanza tutti gli anni nella villa degli Azzaretto in Costa Azzurra. Di questo ho la certezza. Per verificare le mie fonti, ho fatto in modo che Sergio, l'altro figlio di Azzaretto, incontrasse a Roma il nipote di Andreotti, Luca Danese. Si sono visti davanti a me. Baci e abbracci. Si dicevano: "Ti ricordi quando giocavamo insieme...". Detto questo, basta ragionare: la Cassazione, con la sentenza di prescrizione, ha stabilito che fino al 1980 Andreotti è stato il referente politico dei più ricchi boss di Cosa nostra. E a quel punto chi ha comprato, o si è intestato, la Rasini? Nino Rovelli, l'industriale legatissimo ad Andreotti, ma anche all'avvocato Cesare Previti. Come vedete, tutto torna».

    Tra ricordi, confidenze, deduzioni e convinzioni personali, Cartotto parla anche di carte segrete che proverebbero fatti certi. E qui spunta il baule di documenti che, non a caso, gli sono stati richiesti dai magistrati di Firenze. «Riguardano un aumento di capitale per Milano 2, che avevo seguito personalmente. Era il 1973. Allora Berlusconi figurava come dipendente dell'Edilnord, che era una società di persone controllata da finanziarie svizzere intestate a una domestica o a un fiduciario».

    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/co...o-ricco/2189050
     
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  2. Tullio
     
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    www.salpan.org/ARTICOLI/Seduta%20spiritica%20di%20Prodi.htm

    Prodi lo "spiritista"

    Romano Prodi, l'uomo del futuro, il salvatore della patria dopo le nequizie berlusconiane, ha un passato pulito, da eroe senza macchia. Per questo si candida nel senso antico, come i romani di un tempo: con la toga bianca e immacolata.
    Romano viene da una famiglia democristiana, che ha fatto successo nel mondo universitario e politico: suo fratello Paolo è stato professore di storia nelle università di Trento e Bologna, mentre l'altro fratello, Vittorio, ha insegnato, tra le altre cose, all'Istituto di Fisica dell'Università di Bologna, prima di entrare in politica nel 1995, candidando con l'Ulivo come presidente della provincia di Bologna, carica che ha ottenuto e a cui è stato riconfermato nel 1999. E' divenuto poi membro della presidenza dell'Unione Nazionale delle Province Italiane e Presidente dell'UPI regionale. Fratelli dunque, di una certa fama e di un certo successo. Ma il migliore è senz'altro lui, Romano.
    Giovane professore di economia industriale a Bologna nel 1971, nel '78 diviene ministro dell'Industria nel governo Andreotti e tra il 1982 e il 1989 è prescelto da Ciriaco De Mita alla guida dell'IRI, a cui viene richiamato nel 1993 da Ciampi; ci rimane sino alla vittoria di Berlusconi nel 1994.
    A Bologna, in università, dove è stato allievo di Beniamino Andreatta, ha colleghi illustri, che faranno strada, come Alberto Clò e Mario Baldessarri.
    Il 1978 è l'anno della morte di Aldo Moro, lo statista della DC ucciso dalle Brigate Rosse: una morte oscura, la sua, che getta il paese nell'angoscia e la DC nell'imbarazzo più totale: agiscono con determinazione, i compagni di partito, per liberare Moro? Fino a che punto le BR fanno tutto da sole? Sono imbeccate da qualcuno o coperte da qualche potere innominabile? Ancora oggi tutte queste domande rimangono senza risposta, come pure un'altra domanda: che ruolo ha Romano Prodi, ancora sconosciuto al grande pubblico, in queste vicende?
    Il 10 giugno 1981, davanti alla Commissione Moro, Romano viene chiamato a testimoniare su un fatto assai strano: una seduta spiritica svoltasi nei giorni del sequestro Moro, il 2 aprile 1978, nella casa di campagna di amici, seduta nella quale viene fuori, stranamente, un nome importante.
    Ma lasciamo la parola a Prodi: "Era un giorno di pioggia, facevamo il gioco del piattino, termine che conosco poco perché era la prima volta che vedevo cose del genere. Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito immediatamente". Romano Prodi racconta dunque agli inquirenti di aver partecipato ad una seduta spiritica, lui cattolico, e di averne ricavato una notizia giudicata subito importante, che gli sembrava necessario comunicare ad altri, che gli appariva degna di grande considerazione, pur essendo stata ottenuta in quello strano modo poco ortodosso, senza alcuna conferma di tipo razionale.
    La notizia, data dai fidatissimi spiriti evocati, è che Moro, rapito 17 giorni prima, il 16 marzo 1978, è tenuto prigioniero nel paese di Gradoli, sul lago di Bolsena, vicino Viterbo: il piattino, muovendosi velocissimo, ha infatti indicato questi tre nomi, con estrema precisione geografica.
    Così, mentre il governo democristiano chiama un sensitivo che cerca Moro con tecniche da rabdomante, il professor Prodi, in seguito alla suddetta seduta, si reca a Roma, solo due giorni dopo, il 4 aprile, per trasmettere l'indicazione ad Umberto Cavina, capo ufficio stampa dell'on. Benigno Zaccagnini. Quale è la reazione dei vertici della DC? Scetticismo, qualche sorrisetto di compatimento verso il professore che si distrae con gli spiriti? No, Romano viene ritenuto attendibile al punto che il 6 Aprile la questura di Viterbo, su ordine del Viminale, organizza un bliz nel borgo medievale di Gradoli, sul lago di Bolsena, alla ricerca della prigione di Moro.
    Dunque il 2 aprile si svolge la seduta, il 6 aprile c'è l'irruzione a Gradoli, che l'onorevole DS Pellegrino, presidente della Commissione parlamentare per il terrorismo e le stragi nel 1998 (governo Prodi), riassume così: la seduta dei prof. Prodi, Clò e altri, su indicazione del primo, "diede luogo a una vera e propria incursione nel paese di Gradoli, mentre fu trascurata l'altra indicazione, che la stessa moglie dell'onorevole Moro aveva fornito, relativa all'esistenza a Roma di una via Gradoli" (audizione Baldassarri, reperibile negli archivi telematici parlamentari, www.parlamento.it/parlam/bicam/terror); "il 6 aprile la televisione trasmise le immagini dell'irruzione militare nel paese di Gradoli: serbo un ricordo molto preciso, ricordo ancora le tute mimetiche e questo paesetto con le sue casette dove si vedevano gli uomini che entravano con il mitra e facevano una perquisizione; un intero paese fu perquisito" (audizione Clò).
    Fallita l'operazione seduta spiritica-Prodi-Clò, il 18 aprile i vigili del fuoco, a causa di una perdita d'acqua, scoprono a Roma, in via Gradoli 96, là dove diceva la Signora Moro, un covo delle BR appena abbandonato, che si rivelerà essere la "base operativa del capo della colonna romana delle BR, Mario Moretti, che aveva preso parte non solo all'organizzazione ma anche all'agguato di via Fani" ("Lo Stato" 9/12/97).
    Di fronte ad eventi simili, ad una sequenza così ravvicinata (2,6,18 aprile) viene spontaneo porsi la domanda che l'onorevole Pellegrino pose ad Alberto Clò, allora ministro dell'Industria del governo Prodi, nel 1998: "aver fatto uscire il nome di Gradoli paese, aver determinato l'irruzione militare nello stesso, con il clamore che ciò poteva suscitare, poteva anche essere un modo per segnalare ai brigatisti che le forze di sicurezza si stavano avvicinando a quel luogo (cioè a via Gradoli a Roma, ndr)?".
    Certo i punti oscuri in questa vicenda sono tanti.
    Anzitutto vi sono professori universitari, sedicenti cattolici, che si danno alle sedute spiritiche e vi attribuiscono tanta credibilità da far mettere a soqquadro un paese.
    In secondo luogo c'è uno spirito che indica il nome giusto, Gradoli, ma depista unendolo a Bolsena e Viterbo, quando il nome di via Gradoli a Roma era già uscito in diverse occasioni: già il 18 marzo, solo due giorni dopo il rapimento Moro, quando due poliziotti si erano recati in via Gradoli 96 per una soffiata, ma trovando la porta chiusa se ne erano inspiegabilmente andati; più avanti, in varie occasioni, e poi per bocca della stessa signora Moro, come abbiamo già visto.
    In terzo luogo l'abbandono del covo di via Gradoli avviene dopo l'irruzione nel paese medievale di Gradoli, quasi quest'ultima avesse funto da segnalazione. Risulta anche molto strano che chi aveva dato tanta importanza alla rivelazione di Prodi su Gradoli, dopo l'inutile irruzione in quel paese, non abbia pensato di provare subito, con la stessa fretta, in via Gradoli a Roma come molte segnalazioni, meno sensazionali e più scientifiche, indicavano. Infatti la scoperta del covo di via Gradoli, il 18 aprile, fu voluta dai brigatisti stessi, non determinata dalle investigazioni. Racconta Alessandro Visini che i vigili del fuoco, e non la polizia, giungono in via Gradoli per una perdita d'acqua segnalata da un inquilino, una strana perdita in quanto "il rubinetto della vasca è sostenuto da una scopa che indirizza volutamente il getto dell'acqua verso la fessura, con lo scopo di ottenere l'allagamento".
    Tutte queste incongruenze sono state sempre notate dagli studiosi, sebbene spesso con una certa superficialità, ma è la stessa Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi, proprio all'epoca del governo Prodi, e per merito di un suo sostenitore, che nel 1998 riapre il caso con le audizioni citate di Baldassarri e di Clò, ministro di Prodi e proprietario della casa in cui si era tenuta la famosa seduta.
    Ebbene, invece di risolvere la questione, invece di chiarire qualcosa, dopo tanti anni di misteri, Alberto Clò ripete quanto sostenuto in passato da lui e dall'amico Romano. Quel giorno, in un clima festoso e svagato, un po' stridente con ciò che stavano per fare, lui, Prodi e altri amici avevano interrogato gli spiriti: "Signor presidente, il piattino formò il termine Gradoli a seguito di una domanda con la quale si chiedeva quale fosse la località specifica nella quale si trovava l'onorevole Moro…Ribadisco che il modo in cui il piattino si muoveva non porta oggi ma portava fin da allora ad escludere assolutamente che questo potesse essere manovrato da una singola persona. Sottolineo il fatto che, appunto, quel che colpiva era la velocità del movimento del piattino e l'erraticità di questo movimento…Pertanto giuro [...] il mio profondo convincimento è che nessuno in quella occasione sia riuscito a governare il movimento del piattino, facendo fessi tutti gli altri".
    Su tutti questi fatti Romano Prodi, presidente del Consiglio prima e presidente della Commissione europea poi, ha steso una coltre di silenzio, ritenendo che la spiegazione degli spiriti fosse sufficiente: eppure bisognerebbe che si spiegasse meglio, visto che l'omicidio di Moro e della sua scorta ha segnato una svolta nella storia del nostro paese.
    Solo 4 anni dopo questi fatti Romano fa il salto di qualità: da semplice professore diviene uno degli uomini più potenti d'Italia. Anche se il grande pubblico non lo conosce, Prodi agisce dietro le quinte, da nuovo presidente dell'IRI.

    Francesco Agnoli

     
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    Leonessa d'Italia

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    Voi del PDL avete questo brutto modo di pensare: "Se lo fanno gli altri possiamo farlo anche noi". No non è così, non è che siccome c è chi commette delitti siamo tutti autorizzati a uccidere il vicino chiassoso in parte a casa, non è che se c è chi truffa siamo tutti autorizzati a fare una rapina in banca. No Tullio non è così che funziona il mondo mi spiace, in una discussione intitolata "Come B. è diventato ricco secondo Ezio Cartotto" trovo il tuo ennesimo romanzesco post su Romano Prodi alquanto fuoriluogo e totalmente ingiustificato. Poi vabeh se come dici tu vogliamo buttarla in caciara facciamolo pure, ma sarebbe il centesimo 3D che si perde nel OT.
     
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  4. Tullio
     
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    primo io non sono di nessuno, PDL compreso, secondo non é un se gli altri lo fanno, ma piuttosto una riflessione su cosa é peggio.

    Secondo me é peggio un atteggiamento vile, piu di tutto.

    Ognuno puó giudicare da se a chi mi riferisco e perché.
     
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  5. NasterBlaster
     
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    Ho letto entrambi i racconti, prendendo per veri entrambi, trovo peggiore ed inquietante la storia di Berlusconi. Si tratterebbe di una fusione tra massoneria e mafia che ha creato un blocco di potere economico politico che controlla e condiziona l'intero Paese e che continuerà la sua devastante azione anche quando Berlusconi sarà morto e sepolto.

    Prodi cosa ha fatto?
    E' un semplice boiardo di Stato agli ordini della DC.

    Berlusconi è un genio del male, senza di lui il progetto massone-mafioso forse non si sarebbe potuto realizzare, mentre Prodi poteva essere sostituito da qualunque altro boiardo di Stato
     
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  6. codiaz
     
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    CITAZIONE (NasterBlaster @ 17/8/2012, 22:11) 
    Prodi cosa ha fatto?

    Ha lavorato come consulente della Goldman Sachs... ed è stato (come D'Alema, Veltroni, Franceschini, Bersani e company) il "miglior avversario" politico che Berlusconi potesse avere.

    Mi chiedo se, prima del 2050, qualcuno riuscirà a comprendere che il gioco del voto e della democrazia è qualcosa di estremamente virtuale.


    Dubito... nel 2012 si continua a parlare di destra, sinistra, Prodi e Berlusconi... come se tra queste robe qui ci fosse qualche minima differenza...


    Buona ipnosi a tutti! :asd:
     
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    Legalandia

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    Vorrei far osservare a Tullio, che questo topic è stato aperto da me, e parla di Berlusconi.
    Se vuoi parlare/scrivere di Prodi, o di qualunque altro malfattore della sinistra, lo puoi fare aprendo un topic anche 2, 3 (non poniamo limiti) a lui dedicato.
    Capisco che gli argomenti a favore di B. siano scarsi, ma non è possibile cercare di rigirare sempre la frittata in questo modo!!!!
     
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  8. Tullio
     
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    aridaie, un po di elasticitá, i discorsi lo sono, spaziano facendo giri vorticosi si alzano in cielo, planano ripassano e poi atterrano di nuovo, le menti delle persone un po´ meno. Comunque é anche per il fatto che ho commenato il tuo post che é stata suscitata una qualche reazione, altrimenti non selo filava nessuno, data anche la piattezza trita e ritrita dell´argomento che dovrebbe cominciare a stancare ormai.
     
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  9. NasterBlaster
     
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    CITAZIONE (Tullio @ 18/8/2012, 00:01) 
    aridaie, un po di elasticitá, i discorsi lo sono, spaziano facendo giri vorticosi si alzano in cielo, planano ripassano e poi atterrano di nuovo, le menti delle persone un po´ meno. Comunque é anche per il fatto che ho commenato il tuo post che é stata suscitata una qualche reazione, altrimenti non selo filava nessuno, data anche la piattezza trita e ritrita dell´argomento che dovrebbe cominciare a stancare ormai.

    Io ti ho risposto e chiesto cosa ha fatto Prodi che non poteva fare qualunque boiardo di Stato.
     
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  10. Tullio
     
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    il punto é che dato che qualsiasi boiardo di Stato puó essere trasformato in qualunque cosa, quale é il prezzo che noi tutti dobbiamo poi pagare per questo?
     
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    Legalandia

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    Bene, allora preferisco un post piatto che uno dove sei completamente OT. Se l'argomento stanca, tu sei obbligato a rispondere :):
    Ripeto e te lo chiedo con cortesia, apri dei topic ad hoc e scrivi di tutti i farabutti cialtroni della sinistra che non ti garbano!
     
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10 replies since 17/8/2012, 10:56   430 views
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