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    Burattinaia

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    La Lombardia ha approvato una delibera finalizzata a ridurre le liste d’attesa nella sanità. La delibera prevede lo stanziamento di 61 milioni di euro per arrivare a garantire oltre 7 milioni di prestazioni (di cui 2 milioni di prime visite) di quelle che rientrano nel Piano Nazionale Gestione Liste di Attesa (Pngla) entro dicembre 2024 e la possibilità di effettuare visite ed esami di diagnostica anche al pomeriggio e il sabato mattina. Sono previsti inoltre il monitoraggio del rispetto delle classi di priorità indicate dalla ‘ricetta’ medica e indicazioni sulle tempistiche di esecuzione di esami e visite. Proprio quest’ultimo punto però, secondo il personale sanitario, presenta criticità e non piace al principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed. “Questa iniziativa di fatto sancisce la commercializzazione delle cure, che non sono ‘prodotti’ e non possono avere un tempo standard, perché ogni paziente è una persona a sé stante con le sue caratteristiche e necessità”, spiegano. Una determinazione delle durate che può servire per pianificare i servizi, ma che secondo il sindacato dovrebbe essere di competenza dei medici e delle strutture sanitarie.

    Ma il problema delle liste d’attesa, afferma Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, “non si risolve né aumentando il lavoro dei medici, né temporizzando le cure, né tantomeno attribuendo all’intra moenia la causa. È un problema con delle cause chiare: carenza di operatori, di infrastrutture e di organizzazione. Se non si riorganizza, se non si combattono le prestazioni improprie, se non si aumenta il personale pagandolo meglio e se non si migliorano le infrastrutture, il problema non si risolverà. Le difficoltà d’accesso alle cure sono l’effetto di un problema più complesso”. Dare un tempo alle cure per Di Silverio è “un atto lesivo nei confronti della dignità del professionista che cerca di curare il proprio paziente. Smettiamola di prendercela con i professionisti e di cercare la risoluzione del problema facendo lavorare peggio gli operatori che, oltre alla spada di Damocle delle denunce, delle aggressioni e delle violenze – conclude il leader Anaao – ora dovrebbero affrontare anche le limitazioni temporali alla cura: non vendiamo prodotti caseari o ortaggi, offriamo cure i cui tempi non possono essere stabiliti con norme o circolari”.

    Dello stesso avviso è anche Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano: “I tempari, che indicano i tempi medi di una prestazione medica, sono certamente un modo per valutare quante visite possono essere fatte in un determinato arco temporale. Non lo nego. Ma per noi medici sono inaccettabili. È impossibile che persone diverse con diverse patologie abbiano tutte bisogno dello stesso spazio. Il tempo, del resto, è anche un elemento di cura. Il tempario noi non lo possiamo tollerare”. Perché “il bello della nostra professione è proprio riuscire a dare le risposte giuste a ciascuno e il tempo dedicato non può mai essere uguale per tutti”.

    La delibera prevede anche la riduzione dei tempi di consegna degli esiti degli esami di screening. In particolare: esito screening mammografico rilasciato a 5 giorni dalla data della prestazione. I centri screening dovranno avvisare le pazienti con esito positivo entro 3 giorni e non oltre i 5 giorni; esito del test del sangue occulto nelle feci, per lo screening del colon retto, pubblicato nel fascicolo sanitario elettronico a 7 giorni dalla data di esito. I centri screening dovranno avvisare i pazienti con esito positivo entro 3 giorni e non oltre i 6 giorni. Ancora, è previsto l’invito a tutte le persone aventi diritto a effettuare lo screening alla mammella (donne di età compresa tra i 45 e i 74 anni), al colon retto (popolazione 50-74 anni) e alla cervice uterina (donne 25-29 anni e 46-64 anni). E gli esami di approfondimento di queste prestazioni devono rispettare tempi definiti: colon retto entro 30 giorni dal test di primo livello positivo; screening mammografico entro 28 giorni dal test di primo livello positivo; screening cervice uterina entro 45 giorni dal test di primo livello positivo.
     
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    infame sanità della regione lombardia da sempre in mano alla destra
     
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